La paura di fare il sindaco per i destini dei gladiatori
31 Maggio 2021Fare il sindaco era sinonimo di prestigio, oggi è lettera scarlatta per se e per tre generazioni appresso. I sindaci sono come i gladiatori negli anfiteatri romani.
Ave, Caesar, morituri te salutant
Gli aspiranti sindaci quando si candidano, quando aspirano, diventano già gladiatori che verranno “sputtanati”, “perseguitati”, “sicuramente inquisiti”. Il tutto con remunerazione che se prima della ventata giustizialista-grillino-cretina erano troppe ora sono niente.
Perchè fare il sindaco se questo ti fa colpevole per definizione, e colpevole di ogni malazione?
A Latina la destra non trova un candidato sindaco, certo per suoli limiti, ma anche per il particolare che nessuno lo vuole fare. Nessuno dotato di minimo buon senso, di minimo di realismo.
Se vale per Roma, per Milano, immaginate per Latina o per Sezze o fate voi. Una volta partiti a forma di partito chiedevano a uomini a forma di galantuomini di dare seguito al loro “impegno civile”, “senso della Patria”, “amor per l’ideale” candidandosi. Oggi non ci sono partiti che chiedono, ma qualcuno che si offre con ambizioni inversamente proporzionate alle capacità. Due nullità che fanno come risultato niente.
Restano i sindaci che ci sono, fino a che ci sono. Soli, senza parti, senza “Un ideale per cui sono pronto a morire” per dirla con Nelson Mandela, a seguire gli eventi.