Stato di diritto: la lezione di Cassese e della gip di Verbania contro il bisogno di colpevoli

Stato di diritto: la lezione di Cassese e della gip di Verbania contro il bisogno di colpevoli

1 Giugno 2021 0 Di Lidano Grassucci

Qui cerchiamo la “vendetta” non la “giustizia”, gli siamo figli legittimi dalla Santa Inquisizione odiatori dello stato di Diritto. Ci serve sempre qualcuno da lapidare, chiunque sia, così ci chiamiamo subito fuori da quella cosa che è fastidiosissima che è essere giusti anche con Caino per tutelare l’inviolabilità di Abele.

Abbiamo abbandonato il rispetto, che è considerare l’accusato innocente. Noi, invece, lo presupponiamo colpevole, lo vogliamo colpevole, ci serve colpevole. Se la colpa è ad altri noi diventiamo campioni di virtù. Riporto due coraggiose prese di posizione. La prima è di Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, che interviene sull’articolo 111 della Costituzione di questa Repubblica che oggi fa 75 anni. Sulla “riservata”, dico riservata, comunicazione all’accusato dell’oggetto della sua accusa, per diritto di difesa. Riporto il passo dell’intervista rilasciata a Libero, una lezione di Diritto, una lezione di cultura e civiltà liberale. Entrambe fanno gran difetto in questo Paese

 

Bisogna distinguere. Vi sono ottimi giudici che svolgono la loro funzione giudicante e tra questi vi sono anche capi di istituto esemplari che riescono a non far accumulare arretrati. Completamente separata e diversa è la posizione dei procuratori- investigatori. Questi hanno sviluppato un nuovo potere dello Stato, che certamente va oltre il dettato costituzionale. Pensi soltanto a quella norma dell’articolo 111 della Costituzione secondo la quale la persona accusata di un reato è “informata riservatamente della natura e dei motivi dell’accusa elevata a suo carico”. Le pare una norma rispettata?

Sabino Cassese, Intervista a Libero

 

Una lezione, ma non contingente ma di civiltà. Dall’ habeas corpus ed era il 1679. Da allora il diritto alla difesa, la difesa, diventa perno della civiltà. Di questo parla non un malfattore ma un giudice che “sa fare il suo mestiere”, per dirla alla Francesco De Gregori. Si chiama Donatella Banci Buonamici, Gip di Verbania. Deve decidere una cosa non facile, davanti ad una opinione pubblica che ha già deciso chi sono i mostri, senza appello neanche immaginabile. Come Cassese fa lezione rispetto alla sua decisione di scarcerazione delle tre persone presunte responsabili dell’incidente della funivia del Mottarone: «Dovreste ringraziare che il sistema è così, dovete essere felici di vivere in uno Stato in cui il sistema fa giustizia o è una garanzia e invece sembra che non siate felici, l’Italia è un paese democratico».  «L’ho scritta la mia posizione sull’ all’ordinanza con cui ho rimesso in libertà due dei tre indagati e un terzo ai domiciliari: Ho osservato che non sussisteva il pericolo di fuga, non esisteva per le motivazioni che ho scritto, non ho ritenuto per due persone la sussistenza dei gravi indizi, non perché non abbia creduto a uno (ossia a Tadini), perché ho ritenuto non riscontrata la chiamata in correità, che deve essere dettagliata, questa non lo era ed era smentita da altre risultanze. Il pm fa il suo lavoro bene e io faccio il mio lavoro credo altrettanto onestamente, è il sistema»

Una lezione, un rigore sabaudo nel senso dello Stato, nel rispetto di quel potere dello Stato che dovrebbe essere esercitato con rigore estremo perché l’unico che può limitare la libertà che la la cosa che ci fa umani e non bestie.

Ho trovato queste due posizione figlie di una Italia che mi vede orgoglioso e non di un chiacchiericcio non rispettoso dell’uomo. E non è chiamare l’impunità ma lavorare per la ricerca della verità.

Non posso tifare Barabba perché non capisco l’accusa di “bestemmia” fatta a Gesù, ma credo che anche Barabba debba potersi difendere davanti al giudice e non essere eletto innocente, o colpevole , da una opinione pubblica che vuole croci.