Gabriele Viscomi il mio prof speciale che diede voce allo sport pontino

Gabriele Viscomi il mio prof speciale che diede voce allo sport pontino

18 Luglio 2021 0 Di Emilio Andreoli

Latina dopo la guerra ebbe un incremento demografico vertiginoso, e già negli anni cinquanta si iniziò a pensare a un ampliamento del sistema scolastico. Fino ad allora tutte le scuole superiori erano raccolte in un unico istituto, il Vittorio Veneto, che ai tempi della fondazione era chiamato Liceo Ginnasio Dante Alighieri di Littoria. Nell’istituto inserirono anche gli studenti  dell’avviamento, che venivano formati per il mondo del lavoro. Invece nell’angolo di  Piazza Savoia, ora San Marco, c’era la scuola di avviamento agrario. Nel 1962 l’avviamento fu sostituito dalle scuole medie, e il Palazzo M fu il primo edificio ad ospitarle. Si rese quindi necessario aumentare il numero degli insegnanti. Fu così che dal sud Italia, negli anni sessanta e settanta, arrivarono tantissimi professori e professoresse, tra questi il calabrese Gabriele Viscomi, il mio prof speciale.

 

Negli anni sessanta e settanta le scuole a Latina si moltiplicarono come i suoi cittadini, ogni luogo era buono per farci una scuola. il Palazzo M, il vecchio ospedale, la palazzina della Teti in via Duca del Mare, la Casa del Contadino in Corso Matteotti , il palazzo Step di fronte la Standa, la caserma ex Gil, ora teatro, che ospitò le prime classi dell’Istituto Tecnico Industriale Galileo Galilei, nato per soddisfare le esigenze delle industrie e della centrale nucleare di Borgo Sabotino. Ma anche alloggi privati vennero adibiti a scuola, come quella di via Cialdini, o dell’Aleardo Aleardi in via Don Morosini.

Non nego che per me il periodo più bello e spensierato sia stato quello della scuola, addolcito da sogni e illusioni. Certo non sono stato uno studente modello, ma questo non è dipeso tutto da me… qualche responsabilità la stecco con alcuni professori e professoresse. Insegnare ritengo sia il mestiere più difficile, come fare il genitore, e solo se lo fai con passione, comprensione e amore si ha la probabilità di ottenere un buon risultato dagli alunni/figli.

Le elementari le ho fatte alla Teti con una maestra molto rigida da cui presi pure qualche ceffone (meritato) certo oggi sarebbe inammissibile, ma quando sento chiacchierare qualcuno in chiesa o in un cinema, capisco il valore di quegli schiaffi. Alle medie, al Palazzo M, ebbi una prof di italiano che non comprese la mia timidezza, a quell’epoca balbettavo, e quando mi interrogava non mi uscivano le parole.

Ma quello che mi fece più soffrire lo ebbi in primo industriale, un professore siciliano, sempre di italiano. Capii subito che mi aveva preso in antipatia, poi un giorno in una interrogazione si tradì dicendomi, con rabbia, che ero figlio di un capitalista, immaginate un quattordicenne che non conosceva neanche il significato di quella parola. Era aprile, e dopo quella sfuriata passai il resto delle mattinate ai giardinetti, neanche il mio prof di scienze e geografia, Gabriele Viscomi, a cui mi ero molto legato, riuscì a convincermi di tornare a scuola. Quell’anno venni bocciato.

L’anno successivo cambiai sezione, ma ritrovai il mio prof di scienze e geografia. Avvisai subito i miei nuovi compagni di classe di non farlo arrabbiare, perché quando  accadeva strillava così forte che i vetri tremavano. Non mi diedero retta e lo fecero incazzare dopo qualche minuto, da quel momento e per due anni con lui, in classe, ci fu un rispettoso silenzio. Con Gabriele, dopo la maturità, nacque una sincera amicizia e divenne anche mio affezionato cliente, quando cominciai a lavorare nel negozio di mio padre e lo è rimasto per tutta la sua vita.

 

Gabriele Viscomi dalla Calabria a Latina

Gabriele Viscomi nasce a Reggio Calabria il 13 luglio del 1948. Da ragazzo è un ottimo studente, dopo le medie frequenta il liceo scientifico, si dedica anche molto allo sport, soprattutto alla pallavolo, nella squadra dei vigili del fuoco, e al tennis tavolo dove si cimenta in diversi tornei. Quando sta per arrivare la maturità conosce una ragazza di due anni più giovane, Mariella Falanga che in seguito diverrà sua moglie.

Dopo la maturità si iscrive all’università di Messina nella facoltà di scienze naturali. Nel 1971 si laurea e ottiene subito una supplenza a Latina, dove vive un suo cugino. La scuola è l’Istituto Agrario San Benedetto e Gabriele fa il supplente di chimica biologica. Riesce in pochi mesi ad ottenere un contratto a tempo indeterminato, e poi parte per la leva militare, ma il posto è ormai suo. Durante il periodo di leva ottiene l’abilitazione all’insegnamento e nel 1973 decide di tornare a Latina dove si sposa con Mariella, che si è già laureata all’università di Messina in lettere classiche, e iniziano a insegnare entrambi.

Sceglie l’Istituto tecnico Industriale Galileo Galilei e nella sua prima classe, tra quegli studenti, ci sono anch’io. Gabriele insegnerà tutta la vita in quella scuola, fino alla pensione, ma in mezzo si costruisce un ruolo importante nella città che ha amato sin da subito. Parteciperà attivamente alla vita cittadina, perché lo sport ce l’ha dentro e lo racconterà con telecronache e radiocronache appassionate come solo lui sa fare, seguendo le squadre anche nelle trasferte più complicate, sempre insieme al suo storico tecnico Arjan Melonashi.

Il prof Gabriele Viscomi intervista Zdenek Zeman

La prima radiocronaca sportiva la realizza a Radio Pontina alla fine degli anni settanta. Calcio, basket, pallavolo, in qualsiasi evento sportivo lui c’è e lo racconta alla sua maniera, da tifoso. Inizia a collaborare a Telelazio fino a diventarne direttore, poi a Teleetere. Collabora con i quotidiani Latina Oggi, il Territorio, il Pontin Sportivo. Infine Parvapolis uno dei primi giornali online in cui lavorerà fino alla fine. Nel 2008 va in pensione e si dedica ancor di più al giornalismo sportivo.

Nell’ottobre del 2013 purtroppo arriva la brutta notizia, Gabriele ha un tumore ai linfonodi, ma lui è un combattente e non si abbatte. Dopo qualche mese di cure i valori tornano normali, tac e pet rem lasciano ben sperare, sembra tutto miracolosamente scomparso, sta così bene che a luglio va in vacanza nella sua Reggio in macchina. Ma l’illusione dura poco, a ottobre del 2014 il male si riaffaccia ancora più violento. Dalla curva nord dello stadio Francioni appare uno striscione “Gabriele Viscomi non mollare”, quel giorno ero allo stadio e mi commossi. L’11 novembre Gabriele se ne va e dalla curva dello stadio, per ricordarlo, appare un altro striscione: “Viscomi giornalista leale e uomo vero”.

Gabriele Viscomi insieme alla giornalista Memi Marzano

Il ricordo della giornalista Memi Marzano

Il prof aveva sempre qualcosa da insegnare, e io da lui ho appreso molto. Era autoironico e metteva tutto se stesso in ciò che raccontava. A ogni sport dava la stessa importanza,  è stato il primo e credo unico a portare in primo piano gli sport minori del territorio pontino. Le sue interviste erano sempre cariche di emozioni, per questo era molto amato. Le sue telecronache mitiche, quando vincevano le squadre di casa gioiva come se stesse anche lui sul campo di gioco, nelle sconfitte il suo tono invece era sommesso e triste, perché lui le viveva da tifoso.  Qualche giorno prima di morire mi chiamò al telefono e mi disse “Memi, sto andando, ma credo di non tornare. Mi raccomando lo sport a Latina”. Ecco, Gabriele era questo, un uomo innamorato del suo lavoro e soprattutto della sua famiglia

Targa della Federazione Italiana Pallavolo in memoria di Gabriele Viscomi

Quando pubblicai il mio primo romanzo mi venne a cercare in negozio per dirmi: “Emilio ho letto il tuo libro, sei bravo a scrivere non ti fermare”. Dette dal prof quelle parole mi riempirono di gioia. Qualche giorno fa sarebbe stato il suo compleanno e io gli ho voluto donare questo ricordo. Ciao prof continuerò a scrivere perché le tue parole valgono doppio.

Per chi non lo abbia conosciuto, consiglio di vedere su YouTube un bellissimo filmato realizzato dal suo amico giornalista Maurizio Bernardi, dal titolo: “Gabriele Viscomi, giornalista leale e uomo vero” dove si evince l’amore, che il prof ha avuto per la sua città, Latina.

Ringrazio Mariella per la sua disponibilità e mando un abbraccio alle sue due figlie, Alessandra e Daniela, e ai nipotini che Gabriele non è riuscito a conoscere purtroppo.