Festival Pontino, la raffinatezza di Alfonso Alberti nella cornice incantata di Ninfa

Festival Pontino, la raffinatezza di Alfonso Alberti nella cornice incantata di Ninfa

25 Luglio 2021 0 Di Luca Cianfoni

Per il recital solistico di Alfonso Alberti, nel Giardino di Ninfa, il pianista ha scelto un programma particolarissimo, che intreccia il Settimo centenario della morte di Dante con il Centocinquantenario dalla nascita di Roffredo Caetani.

Un concerto speciale con Alfonso Alberti

Probabilmente mai nessun programma di un recital pianistico è riuscito mai ad intrecciare così tanto bene i fili della storia, della letteratura e della musica, come quello proposto da Alfonso Alberti ieri 24 luglio, nello splendido contesto del Giardino di Ninfa. Il programma di musiche pianistiche proposte dall’interprete infatti hanno ricordato il Sommo poeta in tutte le opere proposte e inoltre portano in scena un brano di Roffredo Caetani, autore non di repertorio, ma sicuramente interessante per l’epoca storica vissuta e per la musica originale da lui composta. A intrecciare ancora di più i fili è lo stretto legame che lega Liszt a Roffredo (il musicista ungherese era il padrino di battesimo di Roffredo) e Dante ai Caetani: a partire da Bonifacio VIII, che l’Alighieri pone all’inferno – come ricorda lo stesso Alberti presentando la serata -, seguendo con un codice della famiglia Caetani che riporta l’intera Commedia dantesca e il nonno di Roffredo, Michelangelo, che è passato alla storia come un raffinato dantista; l’ultimo tassello a completare il mosaico di ieri sera è il luogo in cui sono state eseguite queste musiche, Ninfa, ultima culla che ha visto i giorni dell’ultimo duca di Sermoneta. Con questi presupposti, il concerto si preannunciava già magico e affascinante di per sé.

Roffredo Caetani, Il viaggio imaginario

È proprio nel momento esatto in cui Alberti si siede al pianoforte che immediatamente il frinire delle cicale che avvolge l’atmosfera del Giardino di Ninfa sembra svanire d’un tratto. I suoni dissonanti attirano il pubblico e la natura d’intorno a intraprendere il viaggio insieme al pianista, che con estrema perizia e precisione fa rivivere le sopite note del compositore romano. L’opera di Caetani sembra un continuo sfaldarsi, in maniera solida, tra registro grave e acuto; è la descrizione di un viaggio pauroso ma sentito, che il protagonista, Dante-Roffredo vuole assolutamente compiere per volere di conoscenza. Le continue scale discendenti di cui è composto questo primo frammento dell’opera si manifestano chiare e limpide nei registri acuti, mentre nel registro grave sono più complesse, crude e dissonanti. Nel complesso, l’opera di Caetani risulta un unione eterogenea di elementi ottocenteschi e nuove istanze della musica novecentesca, che fanno riscoprire un autore che forse andrebbe riscoperto nel suo complesso.

Liszt e la sua Dante Sonata

Anche Liszt durante la sua vita intreccia molte volte il cammino di Dante. L’inizio solenne che riserva alla Sonata dedicata al sommo poeta è caratterizzata da ottave discendenti, che probabilmente simulano la discesa negli inferi dell’Alighieri. Quest’elemento musicale si ripete molte volte fino a mutare il suo carattere da solenne a pauroso. Le linee molto veloci e spezzate nel registro grave, rievocano la paura di Dante forse nell’incontro con le tre fiere. Arrivate nel registro acuto le ottave ribattute ripiombano nell’oscurità, per poi lasciare spazio ad elementi cromatici dolcissimi che materializzano davanti agli occhi di tutta la platea le due figure di Paolo e Francesca. La sonata continua con una grande dolcezza, ricordando il turbinio amoroso e di peccato che avvolge i due amanti. Un trillo acuto porta una risoluzione: le ottave diventano ascendenti a simboleggiare il sincero amore dei due amanti. Il finale memorabile sembra riempire di suoni tutta Ninfa, facendo partecipare anche la natura allo spettacolo del concerto.

Verdi e la smaterializzazione del paradiso dantesco

L’unico o forse una tra le poche opere musicali ispirate al paradiso di Dante. L’ispirazione non poteva che colpire Verdi, nel suo ultimo periodo compositivo portandolo a scrivere le Laudi alla Vergine Maria. In quest’opera, rielaborata dallo stesso Alfonso Alberti, si può toccare con mano quella smaterializzazione della sostanza umana e allo stesso tempo quell’inafferrabilità della sostanza divina che è propria della terza cantica dantesca. Il brano inizia con un carillon che riproduce la melodia verdiana lasciando poi spazio alle dolcissime note pianistiche, rivelate magistralmente dal tocco calibrato di Alberti.

Čajkovskij, la sua visione di Francesca da Rimini

Prima di tornare all’inferno e più precisamente al V canto della prima cantica, il pianista introduce il brano con una poesia di Borges, che anticipa il tema e il carattere del brano scritto dal compositore russo anni e anni prima.

Lascian cadere il libro, ormai già sanno
che sono i personaggi del libro.
(Lo saranno di un altro, l’eccelso,
ma ciò ad essi non importa).
Adesso sono Paolo e Francesca
non due amici che dividono
il sapore di una favola.
Si guardano con incredulo stupore.
Le mani non si toccano.
Hanno scoperto l’unico tesoro:
hanno incontrato l’altro.
Non tradiscono Malatesta
perché il tradimento richiede un terzo
ed esistono solo loro due al mondo.
Sono Paolo e Francesca
ma anche la regina e il suo amante
e tutti gli amanti esistiti
dal tempo di Adamo e la sua Eva
nel prato del Paradiso.
Un libro, un sogno li avverte
che sono forme di un sogno già sognato
nelle terre di Bretagna.
Altro libro farà che gli uomini,
sogni essi pure, li sognino.

Jorge Luis Borges (traduzione di Domenico Porzio)

Il pianoforte inizia con un tema alla mano destra che spinge verso l’alto mentre la mano sinistra cerca di trattenerlo in registi gravi. Questa lotta è il sublime amore dei due amanti che lottano contro le urla dei dannati e la pesantezza, la lordura dell’inferno. Il suono del contorno si affievolisce e allora nei veloci movimenti del pianoforte ecco trovare Francesca che racconta la storia sua e di Paolo a Dante. Quell’amore fedifrago, ma che tradimento non è “perché il tradimento richiede un terzo ed esistono solo loro due al mondo” come dice Borges, si ritrova veritiero quando i movimenti da discendenti diventano ascendenti, a conferma anche qui come in Liszt, di un amore trovato. Alfonsi è molto preso dalla musica e la sua concentrazione lo porta a esprimere una performance straordinaria, sottolineata dai lunghi applausi del pubblico che lo obbligano a un bis: La canzone della folle in riva al mare è la prescelta e per non lasciare nulla al caso, sembra come se il maestro Alberti, nella sua ultima prova per il pubblico di Latina, volesse annodare un ulteriore filo di trama alla serata evocando la leggenda della donna intrappolata nella torre di Ninfa.