4 ragazzi partiti in salita ed ora ancora nella stessa vita intorno a 60 anni, auguri Gianni

4 ragazzi partiti in salita ed ora ancora nella stessa vita intorno a 60 anni, auguri Gianni

7 Novembre 2021 0 Di Lidano Grassucci

L’amicizia comporta moltissimi e grandissimi vantaggi, ma ne presenta uno nettamente superiore agli altri: alimenta buone speranze che rischiarano il futuro e non permette all’animo di deprimersi e di abbattersi.

Cicerone

 

Quella che vi racconto è cosa mia, ma se ci pensate ci siete anche voi qui, ciascuno di voi per il percorso suo.

Immaginate 4 ragazzi, non pronti ad una corsa in salita, nulla era segnato e nessun vantaggio anticipato. Come una congiura di cose capovolte, e neanche loro erano tutti diritti. Come dire avrebbero anche giocato partite da perse, avrebbero avuto ferite che si erano aperti.

Ma? Ma non furono soli. L’unica cosa che non percepirono che sulle montagne russe ci sarebbero stati in 4. Si giocarono la partita, salirono la salite non senza bestemmiare, rischiare di cadere giù.

Ma ciascuno sapeva che l’altro sarebbe “calato” dal suo timido palazzo per la piazza con l’amico, ciascuno sapeva che “tocca non ce ne iamo”, ma l’avrebbe aspettato comunque per tornare insieme.

La vita ti porta ad angoli di mondo, ti allontana dal mondo tuo, ma ne senti il bisogno di tornare anche solo per cantare.

Difficile da spiegare quando hai imparato tutto insieme, anche ad amare, anche a cadere, anche a star male.

Pina la madre di Gianni (che 60 anni fa in ospedale a Sezze c’era), l’amico mio che chiude il ciclo di fare 60 anni, mi accoglie che era tempo tanto che non c’ero. Mi ricorda di quando orgogliosa aveva detto al nipote che conosceva quel nuovo professore, che anzi era cresciuto un poco a casa sua. E mica hanno ragione i ritorni, ritornano.

Sono già arrivati tutti, arrivo sempre lungo. Gianni ha messo in campo ogni bene di Dio, Melania la figlia ha fatto la logistica del cibo, del vino, della… Naturalmente tutto sotto la supervisione di Fabrizio, il fratello del festeggiato.

Siamo vecchi signori, di 60 primavere (ma più inverni a dire il vero), che ora con uno stargate che sta sempre aperto tornano ragazzi ad imparare come con la vita si può giocare.

È lui che torna a casa sbronzo quasi tutte le sere
E quel silenzio tra noi due che sembra non finire
Quando lo svesto, lo rivesto e poi lo metto a letto
E quelle lettere che scrive e poi non sa spedirmi
Forse lasciarlo sulle scale è un modo di salvarmi

Stranamore, Roberto Vecchioni

Ma decidemmo, senza decidere, che nessuno di noi sarebbe mai stato lasciato solo sulle scale anche a rischio di non salvarci.

Perché se inizi una partita insieme, la devi finire uguale. Ciascuno nei suoi difetti, ma nessuno giudicato per le virtù. Dimenticavo di dirvi degli altri due, Damiano e Enzo

“Ci potevamo vestire da Happy Days”, dice Enzo in preda ai fumi della festa. Si fa tardi e Damiano chiede a tutti, non muovendosi di uno spillo: “tocca non ce ne iamo?”.

Che salita, che salita, fatto d’un fiato e quante volte ci siamo fermati, senza fiato.

Così è, sono passati 60 anni. Ma chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo arrivati, erano così lontani. Poi le vite si riempiono di vita, di persone.

Ma ti ritrovi con il vento che fischia, con la strada bagnata a dire: auguri Gianni e anche Alexa da cantare la canzone degli auguri e noi a divertirci a litigare con un sintetizzatore (o come si chiama vocale) come quando scoprimmo le luci tante di una Talbot Horizon.

La colonna sonora era di Piero Formicuccia, a cui non voglio chiedere cosa ha pensato.

Siamo noi che abbiamo intorno a trent’anni
Che abbiamo girato l’Europa e l’America
E adesso siamo stanchi
Siamo noi che quando riparte il treno
Ci riprendiamo la giacca, ci mettiamo il cappello
E ci vediamo lì

Mimmo Locasciulli, Intorno a 30 anni

Era l’82 e ci segno, ora ne abbiamo il doppio e…

Abbiamo girato, fummo stanchi, ora intorno a 60 anni vogliamo tornare. Solo questo

Auguri Gianni, l’Amaretto che si mangia il babà

 

Note di lettura: Il compleanno al secolo era di Giovanni Di Trapano, detto l’Amaretto