Discorso di un gatto

Discorso di un gatto

22 Gennaio 2022 0 Di Lidano Grassucci

Si scrive per pretesto, mica sempre per trama o ragione, questo scritto a questo serve un pretesto per farvi vedere il mio gatto Simba (nella foto), un tipo figo così libero da essere libero.

 

Sono un gatto, questo non mi esime da provare pietà per voi umani che cercate dignità in corse incredibili e non cacciate niente.

Sono un gatto, ho scelto di starvi vicino perchè senza di me vi perdereste, non avreste idea di come si rischia di lasciarci il pelo in ogni caccia, in ogni amore che voi credete siano regalo.

Sono stato creato, o l’evoluzione così ha voluto, come la “macchina” da caccia perfetta, io uccido.

Uccido per “lavoro”, uccido anche per gioco, è dentro me l’istinto più puro per quanto il più cattivo. Sono un predatore, nella scala dei viventi in questo giardino io sono il signore. Il cane mi direte? Il cane ha bisogno di complici, io uccido solo.

Ma quando il sole fa tepore, quando ho catturato ogni cosa che si muove, fosse anche una foglia del giardino allora mi sento che ho bisogno che la mia bellezza, sia onorata dal sole, dai bambini che mi pensano angelo, dalle dame che mi credono signore, dai contadini che conoscono il vantaggio di avermi “compare” per compare evitando bisce, topi, uccelli interessati al grano.

Mi parlate voi umani, come vi parlate tra di voi, senza nessuna verifica del capire, ma io ho capito ogni cosa perchè rischio ogni notte questa pelliccia per essere quello che sono… un gatto libero, libero anche dal perdono che non ho mai chiesto e mai chiederò.

Un signore dall’animo contadino mi viene ad accarezzare, lo conosco tra tribolati che vuoi fare, ci si fiuta. Lui mi accarezza la testa, io ronfo un poco, tengo le unghie dentro come facevano gli uomini d’osteria con i coltelli a serramanico, non mordo. Siamo due cattivi viventi, due che non puoi domare. Gatto anche lui, anche lui come me quasi sornione a vivere per quanto è difficile farlo.

Ci diamo compagnia parlando con cortesia di cose che voi non immaginate, lui di una rosa che non c’era, io di una micia di cui mi sfugge il nome ma sul pelo ho la sua firma, e mi pare un grande onore.

Così va tra un gatto e un contadino da sempre, poi ciascuno al suo destino e non è sicuro che ci ritroveremo domani, perchè è questione di giocarci la pelliccia.

Noi viviamo senza assicurazione.