Nati nel 1961, il compleanno di Damiano e di una classe che ha avuto classe

Nati nel 1961, il compleanno di Damiano e di una classe che ha avuto classe

24 Gennaio 2022 0 Di Lidano Grassucci

 “E dunque, miei cari Americani: non chiedete cosa può fare il paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il paese”.

John Kennedy, discorso del giuramento come 35esimo presidente degli Stati Uniti, 20 gennaio 1961

 

Dio mio, i compleanni li dimentico sempre. MI metto d’impegno a volte, poi rammento fino alla vigilia e il giorno deputato me ne dimentico. Puntuale la mia non puntualità da fare schifo.

Però c’è un appuntamento che è quasi come fosse il mio, un compleanno generazionale di noi nati nel 1961. Dio mio già a leggerlo nel 2022 fa impressione, tanta impressione, dal 1961 ad oggi di anni ne sono passati 61. Quell’anno in Italia siamo nati quasi un milione di bimbi, oggi ne nascono poco più di 400 mila. Siamo stati tanti, tutti con una vita davanti di un paese con tante speranze e noi non eravamo da meno.

Per noi, il mio gruppo di amici, l’anno non inizia il primo gennaio, ma quando fa gli anni Damiano (Damiano di Tullio) e li li fa oggi. Facendoli lui noi da oggi ne contiamo 61 anche se qualcuno è nato a novembre ed io ad aprile.

Pensavamo allora che ora non ci sarebbe stata la paura:

invece giriamo mascherati e neanche i vaccini ci danno la libertà che a noi diede il vaccino Sabin dalla polio;

invece non siamo più sicuri che il progresso che veniva dal volo di Jurij Gagarin nel cielo intorno è cosa buona;

invece non siamo più sicuri che domani sarà più giusto con salute  e scuola per tutti;

invece siamo sicuri che non saremo noi a cambiare il mondo per quanto ci abbiamo creduto.

Il sole sorge, ma è sempre quello che tramonterà, il nostro era dell’avvenire che puntualmente non viene. Certo abbiamo ammirato la forza di volontà degli ebrei che ad ogni pasqua (Pèsach) per 2000 anni si sono salutati con la speranza “il prossimo anno a Gerusalemme”. Quell’anno è arrivato dopo immani patimenti.

Ecco ora noi guardiamo come fanno gli anziani i cantieri, solo che guardiamo ancora i cantieri del mondo e non quelli del marciapiede sotto casa.

Eravamo quasi un milione, così tanti che è bello ricordare quanto si amassero i nostri genitori, quanto sognassero i nostri sogni. Ricordare che siamo nati con il motore addosso, con la corrente a far brivido per tutti emozionandoci davanti ad un cestello che faceva centrifuga, ad una televisione a due canali, ad un cinema tutto a colori.

Detto questo e detto per questo faccio gli auguri a Damiano così li faccio a tutti noi per questa strana corsa che stiamo facendo ricordando che quando siamo partiti non avevamo dote o bagaglio, ma tanta voglia di non arrivare secondi. Dobbiamo dirlo c’è chi ha tradito, chi andato per età, ma questa vita ce la siamo giocata e qualche mano la giocheremo ancora. Auguri a Damiano, auguri a noi.

Noi non ci chiediamo cosa il mondo ha fatto per noi, ma ricordiamo quello che abbiamo fatto in questo mondo e non è ancora finita qui.

È una canzone senza titolo
Tanto pe’ cantà
Pe’ fa quarche cosa
Non è gnente de straordinario
È robba der paese nostro
Che se po’ cantà pure senza voce
Basta ‘a salute

Nino Manfredi