Il noce e quella volta che venne marzo a settembre, il ballo

Il noce e quella volta che venne marzo a settembre, il ballo

25 Settembre 2022 0 Di Lidano Grassucci

Il noce si comincia a spogliare, le foglie erano quell’ombrello che copriva dal sole troppo cattivo, ora arriva il vento. Arriva il vento e vanno via le foglie, resta il legno che pare lasciato lì a morire, invece sta solo a dormire.

Verrà marzo, dirlo a settembre è audace, è insensato ma è semplicemente la verità.

Ora la pioggia ha la fretta del temporale, poi avrà la pazienza della neve, la costanza del tempo lungo dell’inverno.

La ragazza venne da noi, da noi noci d’inverno per farci germogliare.

Era il marzo che arrivava allegro, vicino a carnevale. La ragazza chiese un ballo, ma chi sapeva il passo doppio tra le foglie morte. Seguimi, seguimi disse all’incerto danzatore.

Gli altri seguivano una fisarmonica, uno che la sapeva lunga ed aveva girato il mondo iniziò a cantare. Non ci chiedevamo se era jazz ma così parve. E quello parlava di Buenos Aires dei disperati, dell’ultimo amore nel finire del mondo.

Come sapeva danzare, come amare d’amore senza considerare altro, senza neanche chiedergli il nome che lui scriveva spostando le foglie, con le foglie per china.

Così brividava il tempo, le foglie che andavano via dall’albero era aerei verso l’oriente, stelle cadenti, torce per questo tempo che ha bisogno di calore. O solo vino da ballo.

Il noce si comincia a spogliare. Sopra un gatto prova a cercare quella terribile biscia che comincia a cercare un posto in cui dormire e si muove piano, troppo piano per sfuggire a quel predatore felino.

Così vanno le cose se le sai guardare, il ballo è come scrivere con le foglie un nome con qualcuno che lo legge continuando a ballare.