Non importa che il Sindaco sia rosso o nero, basta che lo scelga Fazzone

Non importa che il Sindaco sia rosso o nero, basta che lo scelga Fazzone

11 Ottobre 2022 0 Di Davide FacilePenna

Secondo le malelingue (pure secondo le parole dal sen fuggite di uno dei suoi) il senatore Claudio Fazzone, con l’infame arma del voto disgiunto, avrebbe fatto mancare nelle urne ad ottobre del 2021 i voti necessari per far vestire la fascia tricolore al suo alleato, ma arci-nemico, Zaccheo.
Una cosa che manco il diabolico Dick Cheney del Film Vice avrebbe potuto nemmeno immaginare; infatti è una sonora cazzata, però dalle parti nostre lo si è creduto possibile ed è tutto dire.
Quello che è certo è che Claudio Fazzone lo scorso anno fece nascere, con l’appoggio della pattuglia di Forza Italia in Consiglio Comunale, il Coletta-Bis che non aveva maggioranza e creò la maggioranza Ursula “de noantri”.
Lo stesso Senatore di Fondi ha abbattuto, poche settimane fa, il Cardio-Sindaco, quando non era più conveniente (per lui of course). Come diceva Deng Xiaoping? “Non importa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che acchiappi i topi”
Ho ragione di credere che, pure, il prossimo Sindaco di Latina alla fine lo sceglierà sempre Fazzone, perché Fazzone rimane il ras incontrastato della politica pontina. Non l’ho mai votato né lo voterei mai, anzi, se avessi un qualche ruolo politico, lo metterei al centro della mia battaglia politica.
Fazzone è una fortuna per sé e per le sue zone (o almeno per chi nelle sue zone sta dalla sua parte) ma è un problemaccio, di riflesso, per tutto il resto del territorio. Impedisce la nascita di una classe dirigente che possa anche lontanamente metterlo in secondo piano e determina realtà ammnistrative deboli e condizionabili fuori dal suo feudo.
Se fossi fondano forse (dico forse) lo amerei, ma non lo sono e quindi non lo amo (sicuro mi perdonerà).
Ma non posso non ammettere che è di gran lunga il più scaltro ed intelligente dei politici pontini.
La dimostrazione lampante della teoria che Francesco Cossiga chiarì, perfettamente, nella sua ultima intervista finita nel bellissimo libro Arcana Imperii di Andrea Cangini. “Il vero politico non è quello che hai i titoli o che vanta studi di scienza politica. Può non avere nemmeno cultura. Il vero politico è un artista che mette insieme talento e pratica”.
Fazzone, in vita sua, c’è riuscito benissimo a diventare una artista della politica. Non arriva da famiglia ricca economicamente. Non ha “doti” elettorali in eredità. Non ha conventicole alle spalle. Conosce per lavoro nel 1994 (era poliziotto di scorta) il suo “maestro politico” Nicola Mancino e gli ruba il mestiere. Non ha titoli accademici né particolare propensione per la speculazione culturale. Anche in oratoria non è il massimo. E’ un contadino della politica, nel senso di “scarpe grosse e cervello fino”.
Si procura un posticino, ad inizio anni Novanta, come assessore provinciale. Non votato, ma nominato per uno di quei ruoli che nessuno vuole. Lui invece lo sfrutta magistralmente il piccolo ruolo, a differenza di altri che hanno fatto
l’assessore o il vice-sindaco e manco sono stati rieletti in Consiglio Comunale. Quella del Faz è un’incredibile ascesa ventennale, sia in termini di voti e che di ruoli. Consigliere Regionale per due mandati di seguito e Senatore per quattro consecutivi. Al di là delle illazioni e dei sospetti, i massimi guai giudiziari gli sono arrivati per una storia di presunte raccomandazioni e per un abuso edilizio; entrambe finite in niente. Mai una parola contro la magistratura, nemmeno in questi casi.
Pare abbia invece cazziato un suo collega di partito che, indagato per un reato bagatellare, cercò di fare la battaglia “contro la magistratura rossa”, finita ovviamente male. “Statte zitto. Non fa casino che poi passa tutto e nessuno ne parla più”. Mai una parola contro il Presidente della Repubblica o le Istituzioni Europee.
Secondo i beneinformati non manca di fare le condoglianze o gli auguri a nessuno. Nemmeno ai peggiori nemici.
Pare che quando sta a Roma, a differenza del suo capo partito Silvio, faccia vita monacale; nel senso proprio che, sembra, dorma in un convitto di frati. Secondo qualcuno, se passate sulla Mediana potreste vedere la sua autovettura ferma di fronte ad un noto Bar-Ristorante. Lì, certe volte, riceve i suoi sostenitori ed elettori che gli chiedono udienza, cosa che non nega mai a nessuno.
Qualcuno dice che potrebbe essere il prossimo Presidente della Regione Lazio. Se non lo sarà, probabilmente lo sceglierà lui l’inquilino della Pisana, magari di fronte ad una buona spigola di Fondi.