2 novembre, come ho conosciuto i morti e il lavoro della morte

2 novembre, come ho conosciuto i morti e il lavoro della morte

2 Novembre 2022 1 Di Lidano Grassucci

Il 2 novembre, quante ombre. Io ho avuto paura dei morti. Mia madre per non farmi andare nella stanza dove teneva le stoffe (faceva la sarta) ci aveva messo un manichino, nero… un uomo nero. Era il guardiano di tutte le paure, anche dei morti. Stava lì sulla porta, a difesa di una stanza buia che ospitava i morti. Ma non li conoscevo i morti, erano entità che stavano nei racconti, nelle conversazioni, ma nessuno intorno a me moriva mai. I morti per me non esistevano, erano cose di un altro mondo, non certo del mio.

Poi, poi un giorno mi prelevano in silenzio. Mi dicono “bisogna andare”, ma dove? Sono tutti seri, tutti che parlano sottovoce, tutti che capisco sono io che non debbo sapere. Perchè a tutti, sottovoce, ripetono una storia che capisci uguale. Mi fanno salire in macchina, è sera, dai finestrini vedo la pianura che scorre, la strada la conosco. Anche in auto parlano piano. Ma che succede, ma capisco che qualche cosa succede e che mi riguarda.

Arrivo davanti casa di nonno, c’è tanta gente, mi carezzano tutti. Cammino e la gente di apre, come passasse un che “conta”, ma io ero solo un bambino. Salgo le scale di legno, prima di arrivare all’uscio di nonno mio padre si abbassa e con la voce più dolce che conosceva, ma non più a bassa voce, mi dice “nonno Lillo è morto”.

Che vuol dire morto, i morti stanno nella stanza di mamma, quella con l’uomo nero.

Papà capisce che non ho capito, mica capisci subito queste cose e aggiunge “non c’è più, almeno non c’è più come prima”

Era venuta la morte nel mio mondo, era venuta vicina, vicina che la potevo toccare. Resto così, non riesco a capire come possa finire così.

Lui era steso sul letto rigido, ma era lui lo giuro. In quel letto mi aveva tenuto tante notti di pioggia e di tuoni da fare paura. Era tutti nervi, manco un filo di grasso, scavato come pietra e si vedevano le ossa. Nervi tra ossa e pelle.

Venne a trovarmi la morte, poi torno, e poi ancora, e poi…

La bara non poteva passare dalla tromba delle scale, lo hanno avvolto in un lenzuolo bianco e portato giù nel portone dove lo hanno messo nella cassa.

Da allora il 2 novembre non ho paura dei morti, ma ho conosciuto la morte di persona e può essere una persona cara, un mondo caro.

La porta che da sul cimitero dei monaci dalla chiesa ha sempre un quadro in cui tre giovani incontrano tre morti e questi ultimi dicono ai vivi “voi siete ciò che siamo stati, noi siamo ciò che voi sarete”.