Auguri Vittoria Craxi, il ricordo di tuo papà Bobo, la prima parola in francese e tuo nonno Bettino a cui negavano anche l’amore

Auguri Vittoria Craxi, il ricordo di tuo papà Bobo, la prima parola in francese e tuo nonno Bettino a cui negavano anche l’amore

26 Novembre 2022 0 Di Bobo Craxi

Le righe che seguiranno le ho incrociate su Fb, mi sono comparse sul pc. Sono amico, meglio compagno di Bobo, ma non è per questo che le pubblico. Sarebbe una cosa tra me e lui, una cosa di una “riserva” di umanità che ha mille aspetti, qui ho trovato una soave umanità. Già, una umanità che è ferita, offesa, da una onda di orchi che quando passano non distinguono gramigna da rose, speranza da paura. Poi c’è dentro poche righe il senso di un uomo che è contemporaneamente padre e figlio, compagno, solo e figlio di una comunità anche quando il legame comune si fa nodo scorsoio per alcuni. Ho trovato questo narrare pulito da una cosa che pure sarebbe comprensibile, legittima, il rancore. E’ un padre che diventa tale, mentre lo fa nella gioia di esserlo è figlio di un grande padre. La gente urla per strada, riconoscendo, Bettino Craxi che stava lì non come statista, leader, ma come nonno che poi è lo status più importante per un uomo che ha vissuto, vedere gli occhi di chi vedrà un futuro a cui gli occhi di alcun nonno sono destinati.

Lo pubblico perché la politica è vivere la città, lo spazio comune, e dovrebbe essere umana, invece ci sono gli orchi non nello scritto, ma nel mio leggere.

Una bambina nasceva, ora è una donna, dalla sua bocca è uscita come prima parola quella di un bisogno della vita, bere, in francese ““l’eau” e non nella sua lingua “acqua”. Qui, in questo passo c’è la bellezza umana di questo racconto. Mi scuso con voi lettori, so bene che bisognerebbe raccontare di cose dure, che pugnalano il cuore, ma non posso non essere quello che sono e penso ad un nonno, non diverso da mio nonno, che viene offeso per vedere il nipote. Mio nonno salì la salita ripidissima che portava all’ospedale, aveva stivali e calzoni alla cavallerizza, gambe storte perchè cresciuto a cavallo, cappello che “non si toglieva mai, manco davanti al Papa”. Mi dicono che entrò, si fermò, mi guardò per tempo che pareva infinito, non disse una parola perchè non serviva, mi aveva preso in carico per la vita.

Auguri Vittoria e scusa le mie stupide parole. Tu hai un grande padre e sui nonni sai bene che sono il nostro legame con la vita

Lidano Grassucci

IL RICORDO DI UN PADRE UN FIGLIO, UN COMPAGNO

Nacque nel 1993. Non intendo funestare l’evento con ricordi amari che dopo anni riemergono con maggiore nitidezza e di cui si può parlare con distacco;
Nacque in pieno clima della “falsa rivoluzione” italiana;
Alla Regina Elena un reparto della Mangiagalli prospiciente il Palazzo di Giustizia di Porta Vittoria (absit iniuria..);
C’era un clima di ostilità in città verso i socialisti che naturalmente si rifletteva nei luoghi di lavoro; verso tutti i socialisti riconosciuti come tali. Mia moglie Scintilla fu ospedalizzata con il suo nome di famiglia e fu circondata da premure e affetto dal personale. Quando dovemmo però effettuare le doverose burocrazie per la nascita della bambina le cose improvvisamente cambiarono. E da premurosi divennero scorbutici al limite del rancoroso. Sconsigliai mio padre, che certo non mancava di pazienza e coraggio di venire all’ospedale. Cosa che tuttavia fece in una serata domenicale. Senza la scorta che non aveva più. All’uscita nel buio di via Manfredo Fanti, riconosciuto, udimmo chiaramente delle grida offensive che provenivano da un veicolo in movimento.
Era una camionetta jeep dei carabinieri di perlustrazione attorno al palazzaccio. Ne ebbi chiara contezza. Dopo il 29 di Aprile era possibile anche questo. Non proferimmo parola. Erano mesi che sapevamo tutto e avevamo capito (quasi) tutto.
Vittoria ha trascorso i primi due anni e mezzo della sua vita in Tunisia. E la prima parola che pronunciò nella sua vita era “l’eau”, l’acqua.
Sono come ogni padre felice della sua serenità e intelligenza di una ragazza di 29 anni compiuti oggi nello stesso giorno di Gianni De Michelis al cui associo questa giornata felice che mi ha sollecitato dopo tanto tempo anche ricordi umani e politici