Giustino Dalla Libera e il suo stallo di biciclette nel centro di Latina

Giustino Dalla Libera e il suo stallo di biciclette nel centro di Latina

5 Marzo 2023 3 Di Emilio Andreoli

Guardando con attenzione il centro storico di Latina, mi accorgo che gli artigiani sono quasi del tutto scomparsi. Le cause possono essere diverse, ma la più attendibile credo sia la mancanza di continuità generazionale. I ragazzi difficilmente hanno voglia di imparare i lavori manuali dei genitori, preferiscono altri indirizzi. A me non resta che girare per la città e trovare quelle poche rimaste, per raccontarle. Qualche giorno fa, passeggiando per Corso Matteotti, mi è caduto l’occhio su un cartello: “officina auto”. Sono entrato e, curiosando, ho trovato attaccato alle pareti alcune foto storiche in bianco e nero, che poi sono quelle che mi danno grandi emozioni. In origine era un deposito di biciclette, detto anche “stallo”. La rilevò nel 1960 Giustino Dalla Libera, grande invalido di guerra.

A Latina, negli anni trenta, le automobili erano rare, anche se la città, l’urbanista Oriolo Frezzotti, l’aveva immaginata per il futuro. Le strade larghe del centro storico lo testimoniano. Bisognerà attendere gli anni cinquanta, per vedere qualche auto in più girare per Latina. Però il mezzo più diffuso era ancora la bicicletta. I primi a comprare per necessità le automobili, furono i medici. I loro pazienti erano sparsi per le campagne e nei borghi. Dai cavalli erano passati alle biciclette e finalmente alle comode macchine.

Con la vendita delle auto si resero necessarie le scuole guida, le officine meccaniche e i gommisti. Ma tornando agli anni sessanta, e alle biciclette, voglio raccontarvi la storia di Giustino Dalla Libera e della sua famiglia. A Latina, quella storica, se nomini un cognome lo associ subito a una attività o a una professione, quello dei Dalla Libera sicuramente alle biciclette.

Giustino Dalla Libera, grande invalido di guerra

Giustino Dalla Libera nasce il 25 aprile del 1907 a Sandrigo, un piccolo paesino in provincia di Vicenza. Come tantissimi altri veneti, negli anni trenta, si trasferisce nell’Agro Pontino. Alla sua famiglia viene assegnato, dall’Opera Nazionale Combattenti, il podere 838 che si trova nella periferia di Littoria precisamente a Gnif e Gnaf, che in seguito chiameranno Borgo Santa Maria.

Giustino Dalla Libera a Gnif e Gnaf (Borgo santa Maria)

Con la sua famiglia inizia a lavorare la terra, ma qualche anno dopo, nel 1939, verrà chiamato alle armi per la guerra d’Albania. Per la flebile e impreparata difesa militare albanese l’invasione italiana avviene in brevissimo tempo. L’attacco dura solo cinque giorni. Nella guerra lampo perdono la vita, secondo le stime italiane, una ventina di soldati, mentre i feriti sono novantasette. Tra questi c’è anche Giustino Dalla Libera, colpito da un proiettile sul lato destro del volto. Perderà un occhio e la mandibola. Verrà congedato come grande invalido di guerra.

Dopo mesi di ospedale torna a casa dalla sua famiglia e dalla sua fidanzata Lina, una ragazza che proviene dal suo stesso paese. Con lei si sposerà e dalla loro unione nasceranno cinque figli, Sebastiano, Giuseppe, Massimo, Silvano e Bruno. Giustino continua con il suo lavoro di coltivatore diretto, ma per lui è un lavoro troppo duro per le sue condizioni di salute. Così nel 1958, anche per dare un futuro ai suoi figlioli, acquista un locale artigianale con sopra un appartamento in Corso Matteotti. Al momento, una parte è in uso a Emilio Raimondi come deposito biciclette e l’altra a Francesco Tari, dove vende le Moto Guzzi.

Nel 1960 il locale verrà liberato. Giustino può finalmente cominciare la sua nuova attività con uno stallo di cicli e motocicli. E così, per fare casa e bottega, si  trasferisce con tutta la famiglia nell’appartamento al piano superiore. Sebastiano, il più grande dei figli gli dà una mano. Negli anni però, l’attività verrà adattata ai tempi che cambiano. Già alla fine degli anni sessanta, per le strade di Latina, si vedono girare molte più auto e moto. Di conseguenza, il deposito biciclette verrà ridotto per lasciare maggiore spazio all’officina per le riparazioni dei nuovi mezzi di trasporto.

Tutta la Famiglia Dalla Libera al matrimonio di Giustino e Lina

All’officina  si dedicherà tutta la famiglia, con Giustino sempre presente. Poi nel 1974, per figli Massimo e Bruno, apre una bottega in via Isonzo dove trasferisce il settore ciclistico, sia vendita che riparazioni. Mentre Sebastiano e Giuseppe rimarranno nell’auto officina. Il quarto dei suoi figli, Silvano, sceglierà un’altra strada e diverrà ingegnere.

Giustino Dalla Libera con dua moglie Lina e i suoi figli. Da sx Sebastiano, Massimo, Bruno, Silvano e Giuseppe

In quegli anni le moto giapponesi iniziano a invadere il mercato italiano e l’officina Dalla Libera sarà la prima, a Latina, ad essere autorizzata dalla Honda, per l’assistenza e la vendita dei ricambi. Grazie all’ampio spazio, dopo l’uscita di scena delle biciclette, anche la Moto Guzzi si affiderà alle mani esperte di Sebastiano e Giuseppe.

Interno d’epoca dell’officina Dalla Libera

Giustino, dopo una vita di sacrifici e sofferenze per la sua invalidità, ma anche fatta di soddisfazioni, morirà nel 1979.

Un cenno su Massimo Dalla Libera

Massimo Dalla Libera l’ho conosciuto, perché gli portavo a riparare la bicicletta in via Isonzo. Nelle vicinanze del mio negozio di via Tommaseo. Massimo era un uomo di poche parole, ma anche un lavoratore instancabile. Sempre intento a riparare con maestria le biciclette. Difficilmente staccava gli occhi da quelle due ruote, di cui era innamorato. Sembrava essere nato per quel lavoro. Quando andavo da lui mi chiedeva sempre il cognome, ma della mia bicicletta ricordava tutte le sue riparazioni. Era stato un ottimo ciclista dilettante negli anni sessanta, aveva fondato pure una squadra tutta sua.

Massimo Dalla Libera mentre si dedica alle amate biciclette

È stato sicuramente un punto di riferimento importante per i ciclisti pontini. Massimo è venuto a mancare nel 2012. Ora a seguire la vendita e le riparazioni delle biciclette, in via Isonzo, è rimasto il fratello Bruno, il più piccolo dei figli di Giustino.

L’incontro con Giuseppe, il “monello” dei Dalla Libera

Giuseppe Dalla Libera lo incontro nella sua auto officina. Con orgoglio mi mostra alcune foto e cimeli della sua attività. È nato nel 1947, ma il piglio del ragazzo ribelle non lo ha abbandonato. Parlargli non è cosa semplice: sempre indaffarato, non si ferma mai. Nell’officina, oltre lui, lavorano suo figlio Andrea e il meccanico Maurizio, alle sue dipendenze dal 1980, entrato appena ragazzino per imparare il mestiere. Ci sono voluti due incontri, ma alla fine la storia è finita nella mia penna.

Attestato di Giuseppe Dalla Libera

Giuseppe, tuo padre pur essendo un grande invalido di guerra è riuscito a tracciare la strada per il vostro futuro. Credo non sia stato facile per lui?!

“No, non è stato facile. Mio padre ha fatto enormi sacrifici. Cinque figli da tirare su, non sono stati uno scherzo”

Perché decise di abbandonare la campagna?

“Perché non avrebbe retto fisicamente. Mio padre era mingherlino come me. Poi quella ferita di guerra aveva comunque compromesso la sua salute. Nonostante tutto, per vent’anni, si è sacrificato lavorando la terra. Ha messo da parte i suoi risparmi e ha investito tutto per lo stallo delle biciclette. Per lui era il lavoro ideale, sia per l’età che avanzava e sia per il suo stato fisico”

Che tipo era?

“Severo, ma non poteva essere diversamente con cinque figli maschi. Anche se diceva sempre: “io non sono severo, ma giusto, lo dice anche il mio nome”. Io credo di essere stato quello che più lo ha fatto penare”

Quindi eri il ribelle di casa?

“Considera che i miei mi mandarono a quattro anni nel loro paese di origine a vivere da una mia zia, perché mia madre aveva avuto un figlio dietro l’altro. Questa mia zia, aveva a Sandrigo una trattoria molto conosciuta e frequentata. Io portavo l’ombretta ai clienti. Si può dire che sono stato svezzato da loro. Tornai a Latina per le scuole elementari, frequentate a Gnif e Gnaf. Per l’avviamento, i miei decisero di mandarmi in collegio, a Montebello della Battaglia in provincia di Pavia. Durai due anni e poi scappai: non sopportavo le imposizioni, perché in realtà era un vero e proprio seminario”

Tornasti a Latina?

“Sì, e mio padre chiamò i carabinieri. Quando li vidi scappai per la campagna. Avevo dodici anni, ed ero molto agile: non riuscirono a prendermi. Allora mio padre mi rispedì di nuovo al nord, da un altro zio che costruiva tronconi di autostrade. Per un paio d’anni lavorai, duramente, in mezzo alla ghiaia. Poi tornai a Latina per frequentare il corso di formazione per motoristi meccanici d’auto. Nel 1964 presi l’attestato, ma non andai a lavorare con mio padre e i miei fratelli, cercai di fare esperienza nelle varie officine della città. Lavorai: dai Marangon, Farabegoli, Porzi. Arrivò poi la leva e partii militare. Pensa che mio padre avrebbe potuto esentarci, per la sua invalidità di guerra, ma lo fece fare a tutti, tranne a Sebastiano”

A proposito di Sebastiano, raccontami qualcosa

“Sebastiano il mestiere l’aveva imparato da solo, era un’autodidatta dotato di grande intuito. Lo vedi quel collettore attaccato alla parete? Lo aveva progettato lui. Serviva per collegare due carburatori alla Lambretta. Chi la modificava toglieva solo una chiappa per far vedere il carburatore originale, nell’altra c’era il secondo carburatore e non si scopriva. Poi si andava a gareggiare. Con Sebastiano ho lavorato tutta la vita. Due anni fa purtroppo ci ha lasciati. Comunque tutta la famiglia Dalla Libera si è occupata di meccanica, compreso mio fratello Silvano, l’ingegnere”

Adesso puoi aggiungere anche tuo figlio Andrea?!

“Sì certo!  È lui che continuerà la storia dell’officina, sono già vent’anni che lavora con me. L’esperienza l’ha acquisita e potrei tranquillamente rimanere a casa, ma mi annoierei. Invece l’altro mio figlio Alberto ha fatto il giornalista per tanti anni a Latina Oggi e adesso ha un negozio di dischi, la “Vinileria”, sempre in Corso Matteotti, vicino al bar Pontesilli”

Uscendo dall’officina di Giuseppe mi sono venuti in mente gli anni belli e questa canzone:

Quel gran genio del mio amico
Lui saprebbe cosa fare
Lui saprebbe come aggiustare
Con un cacciavite in mano fa miracoli

Ti regolerebbe il minimo
Alzandolo un po’

“Sì viaggiare”

Lucio Battisti