Un murales lungo 30 metri e tanta vita nella Casa circondariale di Latina. Il saluto artistico delle detenute alla direttrice Nadia Fontana, trasferita a Rebibbia Femminile

Un murales lungo 30 metri e tanta vita nella Casa circondariale di Latina. Il saluto artistico delle detenute alla direttrice Nadia Fontana, trasferita a Rebibbia Femminile

5 Aprile 2023 0 Di Maria Corsetti

Dopo dodici anni Nadia Fontana ha lasciato la direzione della casa Circondariale di Latina per trasferimento a Rebibbia femminile. Lo ha fatto discretamente, come discreta è lei. Delicata, eppure abituata a confrontarsi con situazioni dure. In questa città dentro la città che è il carcere di Latina, un muro a separare storie di vite confuse da una società incapace di dare risposte migliori alla reclusione per chi inciampa nel suo percorso.  

Nei suoi saluti Nadia Fontana ha parlato di giustizia riparativa, la grande sfida di un domani lontano. Di tutti i microcosmi di cui si compone una città, il carcere è il più emarginato, un muro difficile oltre il quale non si vuole guardare. Ci sono stati tempi in cui il carcere è “andato di moda” sui media, molto poco a Latina. Non per disinteresse dei media, ma per l’indifferenza di chi sta fuori. Eppure, negli anni, il lavoro di volontari che hanno portato musica, teatro, arte, conforto, non si è mai fermato. Sono state realizzate cose belle, poco attraenti per una città che fatica a vedersi come un corpo unico.  

È la vicina Aprilia, quella seconda città della provincia, distante pochi chilometri con la quale il capoluogo non dialoga affatto, ad accorgersi della bellezza oltre quel muro e a sostenerla.  Da anni il Comune di Aprilia sostiene la realizzazione di shopping bag, da utilizzare nelle occasioni di rappresentanza, confezionate dalle detenute sotto la direzione artistica di Giuliana Bocconcello, Sulle borse non manca il logo in ceramica del Comune di Aprilia, realizzato dai ragazzi e ragazze dell’associazione Vasi d’argilla. Sarà poi davvero così facile l’idea di mettere insieme tante voglie di fare e fare bene, tra delibere, oneri, impegni, burocrazia, passaggi istituzionali. Sarà poi davvero così scontato avere un sindaco che nelle ultime settimane del suo mandato, mentre infuria la campagna elettorale, passa una mattina con le detenute. Senza telefono, senza contatti esterni.  

Quando parli con Giuliana Bocconcello tutto sembra facile, liscio. Lei è una che sa sempre sorridere e infondere armonia. Giuliana è una presenza costante nella Casa circondariale. Il volontariato è una cosa seria, va praticato con rigore. 

Negli anni di direzione Fontana l’arte ha creato un pensiero colorato. Il saluto per lei con l’inaugurazione  di un murales lungo 30 metri, mesi di lavoro di Giuliana e delle detenute che hanno trasformato una barriera in un racconto di vita. Simboli importanti, difficili da afferrare se non te li spiegano. Sono raffigurate 14 donne che rappresentano il numero di celle presenti per ogni sezione. Ci sono 45 volti in terracotta che simboleggiano i 45 giorni in più o in meno in base alla condotta. 4 sono di colore diverso, rappresentano il 4 bis, l’articolo che rende più restrittiva la vita detentiva e impedisce la fruizione dei benefici di legge alternativi alla detenzione carceraria. 13 sono le colombe  che simboleggiano la Matricola, portatrice di notizie giuridiche e processuali. E c’è tanto altro ancora, costruito come un romanzo, narrato in ogni centimetro tra colori e immagini.  

Ora si dirà che chi sta dentro deve pagare il suo debito con la giustizia e una serie di frasi fatte che sanno di osceno quando si pensa a cosa significa vivere dentro pochi metri quadri. Mi è capitato una volta di vedere una detenuta che, dopo dieci anni, era uscita. Stava fuori dal cancello, aspettava che i familiari venissero a prenderla. Guardava in alto, guardava il cielo e nel suo sguardo ho compreso il significato dell’impossibile da descrivere.  

No, non si può visitare il murales, né si può ammirare la “stanza dei girasoli” e le panchine dei passeggi. Perché questo è il carcere. Poi c’è chi riesce a renderlo più umano.