Latina, quando le sbarre si trasformano in sipario

Latina, quando le sbarre si trasformano in sipario

6 Dicembre 2019 0 Di Luca Cianfoni

Ieri mattina a conclusione del progetto Matrioska le donne del carcere di Latina hanno messo in scena lo spettacolo teatrale Il figlio mio“, tratto dal libretto d’opera pirandelliano La favola del figlio cambiato. Numerosa e commovente la partecipazione delle altre donne della casa circondariale che hanno assistito allo spettacolo, messo in scena dalle loro compagne.

Il figlio mio, lo spettacolo teatrale delle donne del carcere di Latina

Caro figlio mio sei tu il vero uomo mio…

Caro figlio mio devi essere orgoglioso di me

Se mi vedi stanca, questi sacrifici sono per te

Quando diventi grande non sentirle queste chiacchiere su di me

Qualcosa ho sbagliato ma non ti è mai mancato niente…

Quando l’attrice sul palco termina di pronunciare questi versi di una canzone napoletana, alcune lacrime rigano il suo volto. Non è la forza della recitazione a fare tutto questo, né tanto meno la potenza evocativa della parola e della musica: a suscitare queste emozioni è la vita dell’attrice, che attraverso il canto nudo, senza musica, riesce a far riaffiorare dentro di sé i ricordi del suo bambino. In quello stesso momento nella platea anche nelle altre donne presenti sale il ricordo nella mente mentre scende una lacrima sulle guance. C’è un attimo di silenzio, un momento di sospensione subito dopo l’ultima parola dell’attrice, dopo di che a squarciare il silenzio c’è un applauso, fragoroso, prorompente, liberatorio, catartico; un battere di mani accompagnato dai “brava!” delle donne presenti.

Il racconto dello spettacolo

È uno spettacolo forte quello affrontato da queste donne, da queste attrici, che le mette a dura prova dal punto di vista emozionale. In alcuni momenti la commozione emerge senza danneggiare il fluire dello spettacolo, ma aggiungendo veridicità alla storia, alla narrazione del testo teatrale. Il figlio mio è uno spettacolo tratto da un libretto di Pirandello che parla di una madre alla quale delle streghe nella notte sostituiscono il suo bambino bello e sano, con un bambino malato e deforme. La disperazione di questa donna, ben interpretata dall’attrice, è enorme e scopre dalla strega del paese che più tratterà bene il figlio ricevuto in cambio, più il proprio figlio verrà trattato bene. La storia ha un lieto fine e il figlio tornando nel suo paese natale riuscirà a riunirsi alla propria madre naturale. Le parole di Pirandello dunque, nell’adattamento effettuato per questo spettacolo, assumono un significato diverso, totalmente nuovo  quando vengono dette da delle detenute all’interno di un carcere.

“Qui non si muore, non si muore…”

“Partire, morire, restare, rinascere”

“Niente qui è vero, solo se ci credete lo è…”

Attraverso queste parole si insegue e raggiunge l’obiettivo di catarsi e purificazione delle emozioni che solo il teatro riesce a raggiungere e donare. Le attrici riescono a entrare in empatia con tutto il pubblico, riescono a commuoverlo e in questo l’obiettivo teatrale e (ri)educativo che sta dietro a un’azione di questo tipo viene toccato con mano viva. Le responsabili della compagnia teatrale Addentro dell’Associazione Sangue Giusto che da oltre 10 anni è attiva con progetti teatrali negli istituti penitenziari del Lazio, lo confessano a inizio spettacolo:

Questo è il lavoro di un anno, un lavoro molto complesso, che ha permesso di creare un gruppo di perone uniche, che hanno messo in questo progetto tutto loro stesse. La forza di queste donne è immensa e nei loro occhi ha brillato sempre la luce di voler fare teatro, di voler realizzare questo spettacolo.

Uno spettacolo degno di un tour

Una standing ovation ha salutato tutte le attrici che hanno portato in scena questo spettacolo teatrale, sostenuto dalla Asl Latina – Dipartimento di Salute Mentale e dall’Area educativa dell’istituto penitenziario. Uno spettacolo quello realizzato da queste donne, degno di essere portato nelle scuole, come afferma l’ex preside del classico di Latina Giorgio Maulucci, magari nell’occasione della riapertura di un teatro che a Latina ormai manca da troppo tempo.