Franco Panetti il costruttore visionario e gentiluomo

Franco Panetti il costruttore visionario e gentiluomo

4 Giugno 2023 2 Di Emilio Andreoli

A Latina, subito dopo la guerra, le linee guida dell’urbanistica di fondazione furono mantenute. La torre comunale dettava l’altezza, nessuno degli edifici doveva essere più alto, neanche il campanile della chiesa. Anche se, nel 1943, la regola venne trasgredita, elevando la torre del Palazzo M con un’aquila alta quattro metri. L’edificio, appena completato, avrebbe dovuto ospitare la Casa del Fascio, ma gli americani, con una cannonata la centrarono in pieno. La torre comunale tornò a svettare sulla città. Fino ai primi anni sessanta rimase tutto inalterato. Poi arrivò la politica della demolizione, e i costruttori si sbizzarrirono con palazzoni e grattacieli, alterando irrimediabilmente la città di fondazione. È lo scotto che la città ha pagato per mancanza di identità e appartenenza. Però qualche costruttore “gentile” e rispettoso delle regole lo abbiamo avuto: Franco Panetti è stato uno di quelli.

Immaginate come sarebbe stata Latina, architettonicamente, se la skyline fosse rimasta inalterata. La torre comunale avrebbe dettato l’altezza di tutti gli altri edifici. Non ci troveremmo palazzoni e grattacieli nel centro della città. Sarebbe bastato costruirli a debita distanza dalla circonvallazione. Allora sì, che avremmo potuto dire di avere una vera città di fondazione. Purtroppo non è andata così. La mancanza di identità, e di appartenenza, da parte di tutti, non fece sollevare obiezioni. Fino al 1960 si era salvata: le palazzine nuove, costruite dopo la guerra, si scostavano poco da quelle di fondazione. Ma dopo arrivò il progresso e con esso la speculazione edilizia.

Ho già raccontato due costruttori: Santino Palumbo e Giovanni Giacomini. Entrambi hanno fatto cose eccellenti per la città. Il primo costruì l’hotel Europa e il secondo l’hotel Fogliano e un cinema. Te pare poco? Adesso ho scoperto un altro di quella stessa sostanza e ve lo voglio raccontare. Una persona che amava rispettare le regole: oggi, Franco Panetti, apparirebbe come un alieno.

La storia di Franco Panetti, uno dei fondatori del quartiere Q5

Franco Panetti nasce a Maenza il 23 giugno del 1939 nella provincia di Littoria. Secondo di quattro figli. Proviene da una famiglia molto laboriosa. Il Papà, Aniceto, lavora come minatore ad Albany, negli Stati Uniti. La mamma, Colomba, gestisce l’unica locanda del paese. Con i risparmi investono in terreni agricoli e quando Aniceto decide di tornare, poco prima della guerra, si dedicherà al commercio di bestiame.

Primi anni ’60: Uno dei palazzi Guerra di via Isonzo

Franco frequenta le scuole elementari nel suo paese e le medie nel comune confinante, a Priverno. Finite le scuole dell’obbligo, nel 1953 si iscrive all’istituto tecnico per geometri, al Vittorio Veneto di Latina. lì conoscerà il professor Francesco D’Erme e diverrà suo pupillo. I due rimarranno in contatto tutta la vita. Dopo la maturità e il periodo di leva, come ufficiale nell’esercito, vince un concorso alle poste e viene assunto negli uffici tecnici all’EUR. L’etica per Franco è fondamentale, e quando si accorge che i suoi colleghi non sono corretti con l’azienda, perché nascondono i propri lavori privati sotto banco, decide di dimettersi.

Franco Panetti nel suo studio

A Latina inizia a collaborare con i più noti ingegneri e architetti. In primis con il suo ex professore, poi con l’ingegnere Mario Romagnoli e l’architetto Riccardo Cerocchi. Queste frequentazioni lo porteranno a conoscere, nei primi anni sessanta, il costruttore veneto Bortolo Terziarol che nel 1932 ha lavorato da operaio negli edifici di fondazione, compresa la torre civica. Poi, dopo la guerra, ha aperto una piccola ditta edile per la ristrutturazione dei tanti edifici danneggiati durante lo sbarco degli alleati.

Franco inizia a collaborare con Bortolo. I primi lavori che segue sono quelli dei palazzi Guerra (di fronte l’Agip di via Isonzo). Seguiranno tanti altri lavori. Poi nasce l’amore con Maria, la figlia di Bortolo, che lavora negli uffici del padre da quando ha preso la maturità in ragioneria. Nel 1964 si sposano e avranno due figli, Paolo ed Elena. Nel 1967 decide di mettersi in proprio. Ormai si sente sicuro di sé, dopo l’esperienza con i migliori professionisti di Latina.

Anni ’70: ritratto di famiglia. Franco Panetti con la moglie Maria Terzariol e i due figli, Paolo ed Elena

Il suo primo lavoro sarà una palazzina di otto appartamenti in un posto isolato, raggiungibile solo percorrendo una stradina sterrata. Ma Franco è un visionario e sente che quella zona si farà. La stradina bianca diverrà via Tucci e di fronte sarà realizzato il Parco San Marco. Nei primi anni settanta, seguendo il boom delle seconde case, nei luoghi di villeggiatura, sposta la sua attenzione verso Terracina, San Felice Circeo e Sabaudia. Ma senza tralasciare lavori importanti a Latina per conto terzi, pubblici e privati, come la Centrale Nucleare, la Standa, le case popolari e, alla fine degli anni novanta, la ristrutturazione dell’ospedale e la costruzione del CUP

Franco Panetti davanti a una delle villette a schiera che realizzerà a Terracina

Franco è uno che crede fortemente nell’associazionismo: la sua impresa sarà tra le prime iscritte all’Associazione dei Costruttori Edili (ANCE). Con alcuni colleghi, negli anni ottanta, fonda il Consorzio di Edilizia Economica e Popolare Latina, di cui ricoprirà la carica di Presidente. Il consorzio realizzerà numerosi appartamenti in convenzione, con prezzi stabiliti dal comune.

Fine anni ’90: l’impresa Panetti realizza il CUP dell’ospedale Santa Maria Goretti

La sua impresa è sempre all’avanguardia. È tra le prime ad usare il Fax e i computer. Inoltre Franco è sempre attento alle nuove tecnologie di costruzione, ma soprattutto crede nella formazione perché ha a cuore la sicurezza dei lavoratori. Sarà anche Presidente della neonata Scuola Edile e organizzerà corsi per la formazione di gruisti, manovali, muratori e tutti gli addetti al settore edile. E poi crede nella crescita professionale di ogni persona. La sua attività, negli anni ottanta e novanta si concentrerà prevalentemente nel quartiere di via Isonzo in forte espansione.

Eliporto dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina realizzato dall’impresa Panetti

Ma è nel 1988 che dimostra di avere, ancora una volta, la capacità di leggere il domani. Il Consorzio dei quartieri Q4 e Q5 è appena stato costituito. In quelle zone non c’è ancora nulla, solo qualche podere. Franco è tra i primi a realizzare le prime costruzioni; due eleganti palazzine gemelle in via Marcello in Q5 (Oggi quartiere Nascosa), con la collaborazione degli architetti Riccardo Cerocchi e Italo Ranieri. Il completamento delle opere di urbanizzazione necessarie al nuovo quartiere, fogne, marciapiedi, illuminazioni, strade, lo si deve proprio al meticoloso lavoro di Franco Panetti.

In quegli anni conosce Don Mario Sbarigia, parroco della nuova chiesa di San Luca, nata per il quartiere che sta prendendo forma. È un capannone e all’interno è semivuoto, non sembra neanche una chiesa. Franco prende a cuore quella situazione e si organizza con cittadini, professionisti e imprese, per donare la ristrutturazione di quel malandato capannone. La progettazione della Cappella e della Canonica sarà opera dell’architetto, e amico, Italo Ranieri.

Chiesa di San Luca per i quartieri Q4 e Q5
(Foto dal profilo fb della canonica San Luca)

Alla fine dei lavori la chiesa avrà tutt’altro aspetto, e potrà accogliere degnamente gli abitanti in continuo aumento nel nuovo quartiere. Nel frattempo in Canonica è arrivato un giovane prete, Don Felice Accrocca (Oggi Arcivescovo di Benevento). Il prete e il costruttore stringeranno una sincera e profonda amicizia.

Nel 1999 perde l’amata moglie dopo una lunga malattia e si dedica al sociale. In una delle associazioni di cui fa parte conosce la sua nuova compagna Vanda Bellini. Con lei si dedicherà ancor più a manifestazioni benefiche. Dai primi anni 2000 investirà a Borgo Santa Maria costruendo nuovi condomini che ripopoleranno il borgo già Gnif Gnaf.

Paolo Panetti ricorda suo papà

Qualche tempo fa sono stato contattato da Paolo Panetti, mi ha chiesto se poteva incontrarmi per raccontare la figura di suo papà, venuto a mancare l’11 giugno dello scorso anno. Ho accettato perché mi piace ascoltare le storie, soprattutto quelle che non conosco. Premettendo: se non fossi rimasto coinvolto emotivamente dalla storia di suo padre, non se ne sarebbe fatto nulla. Mentre passeggiavamo ha iniziato a raccontare.

Bello ascoltare le storie passeggiando nella tua città, sembra quasi di riviverle. Al bar Mimì, uno dei miei “uffici” preferiti, ci siamo fermati e la mia penna ha iniziato a correre sul foglio bianco:

“Mio padre veniva quasi ogni mattina al bar Mimì, dove incontrava molti suoi amici e professionisti”

Paolo, tre parole che rappresentano tuo padre

“Integrità morale, rispetto e altruismo”

 Me le spieghi?

“L’integrità morale la dimostrò quando fu assunto alle poste. Si accorse che i colleghi avevano il foglio di lavoro sotto, e sopra quello dei lavori privati. Appena entrava il capo invertivano i fogli per far vedere che stavano lavorando. Bastò quello per farlo decidere di lasciare quel posto di lavoro. Il rispetto lo aveva per tutti, senza distinzione, dall’operaio all’ingegnere, ma soprattutto il rispetto delle regole. Per l’altruismo, direi che il rapporto con Don Mario Sbarigia e la chiesa di San Luca lo dimostri perfettamente”

Cosa significa il rispetto delle regole?

“Mio padre era un perfezionista, prima di partire con un cantiere leggeva tutte le normative e se non era tutto in regola non dava il via ai lavori”

 Ma le vostre costruzioni in cosa eccellevano?

“Non abbiamo mai risparmiato sui materiali: pensa che a volte incontro delle persone a cui mio padre aveva venduto l’appartamento e poi, per varie esigenze, avevano dovuto cambiare casa. Bene, mi dicono tutti la stessa cosa: “Non sentivamo nessun rumore da parte dei vicini, mentre nella nuova abitazione sentiamo anche i respiri”. Questo perché mio padre faceva mettere la lana di roccia nelle intercapedini. Poi fu tra i primi a usare il PVC per gli infissi, considerato ancora oggi tra i migliori isolanti termici. Era un vero precursore. “Panetti Case per Sempre” era il suo slogan”

Quando siete entrati tu e tua sorella nell’impresa?

“Negli anni novanta”

Tuo padre poi è andato In pensione?

“Quando morì mia madre nel 1999 subì un duro colpo. Erano molto legati. Mamma era una donna determinata, capace di tenere anche le redini dell’azienda nei momenti difficili. Ma poi si riprese, ancora più determinato. Ha continuato a lavorare e non ha mai smesso di studiare e leggere libri. Nonostante l’età faceva ancora progetti e seguiva l’azienda agricola che aveva avviato nella sua Maenza. Insomma, un’instancabile lavoratore”

Locandina pubblicitaria dell’azienda agricola di Franco Panetti

Franco Panetti l’ho voluto raccontare per sfatare la leggenda che i costruttori sono tutti della stessa pasta: speculatori e vecchie volpi. Franco Panetti è stato un gentiluomo con qualità etiche e morali ineccepibili. In sostanza, una persona perbene.