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Io e Barbie. La Mattel più coraggiosa della Fiat
14 Agosto 2023 0 Di Maria CorsettiIo Barbie non me lo sarei persa per nulla al mondo. Recluto l’unica cugina che non mi risponde “Neanche se…” e andiamo.
Primi dieci minuti, un sogno. Un mondo di Barbie, tutto rosa e cuori. Tutto così superbamente finto. Un mondo di plastica a tinte pastello, neanche Las Vegas riesce ad arrivare a certi livelli. Le Barbie felici, passano tutto il giorno a salutarsi. Ciao Barbie, ciao Barbie, ciao Barbie. Un po’ meno felici i Ken, ma si salutano anche loro. Ciao Ken, ciao Ken, ciao Ken. Come nel video di Zorro di Elio e Le Storie tese. Per me poteva andare avanti tranquillamente per due ore, tra case di Barbie, piscina di Barbie, vestiti di Barbie.
Invece qualcosa costringe Barbie ad andare nel mondo reale e Ken la segue. Qui inizia il film serio, con una storia e con un messaggio piuttosto importante, di cui si può anche fare a meno se sono passati decenni da quando non si gioca più con le Barbie.
Se invece è passato solo qualche anno quella storia, raccontata in maniera tra il rocambolesco e il surreale, qualcosa di molto importante lo dice. Dice alle donne di non abbassare mai la guardia. Dice a ragazzine e adolescenti di non derogare a se stesse. Non importa se le 10/15enni che affollano la sala lì per lì non colgono, intanto è stato detto. Un giorno, se dovessero trovarsi in una situazione non piacevole, gli verrà in mente Barbie prototipo che decondiziona le altre Barbie. È una storia che dà fiducia, indica una strada.
Che poi io avrei preferito due ore di zucchero e cuori è un altro discorso, che appartiene a certe inevitabili operazioni nostalgia.
Tra le righe è narrata una bella storia industriale, che racconta i successi e i fiaschi della Mattel. Idee vincenti e idee bislacche, come la Barbie con il televisore dietro la schiena (ma davvero è esistita una Barbie così?). C’è Alan, credo fosse l’amico di Ken, io non me lo ricordo. C’è una tremenda Skipper a cui cresce il seno, immagino spingendo un pulsante. C’è un cane che sparge deiezioni. Insomma una serie di mostri usciti male e la Mattel non li nasconte. No come la Fiat che dimentica sempre che, tra il 1991 e il 1998, ha prodotto una 500 senza curve. Solo linee dritte per la superutilitaria che andava a sostituire la 126. Condannata a una damnazio memoriae dal 2007. Al punto che in giro non se ne vedono proprio più. Le hanno ritirate non dal mercato, dal mondo.
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