Passeggiando per la mia Latina una città normale
23 Agosto 2023Cammino spesso nella città in cui vivo, parcheggio lontano e cammino, faccio chilometri.
Per salutare la gente, per guardarla, per entrare nei bar e scambiare le cose del tempo e riconoscere le facce amiche, i volti che hanno storie nei loro lineamenti. Per gustarmi chi guarda storto e avrà le sue buone ragioni.
Cammino e guardo, mi gusto lo stupore di chi saluto e che non vorrebbe. Guardo la bellezza quando la incontro e i silenzi che ci sono sempre. Poi gli angoli della città sono pagine della vita di chi c’è dentro, compresa la mia.
Il mio liceo, il posto dove sono caduto con il motorino, quel giardino dove provai a baciare ma fu un casino, la casa dell’amica dove vidi il primo pianoforte in salotto e mi offrirono il te ed io declinai “non sono mica malato”, poi compresi che non necessitava la malattia per bere il te.
Vedo i bar dove per farmi grande prima di arrivare a scuola mi fermavo con gli amici e a scuola saltavamo pensando che il coraggio del bere fosse esperienza del vivere e invece eravamo solo un poco più cretini e le stanze erano da pastiglie trasformate per dirla con Guccini.
Li c’era la sezione del partito, li facemmo a botte per il partito. Li in quel vialone grande vennero gli altri ed erano tanti e mi trovai col sangue ad avere paura ma a far finta di essere eroe di una rivoluzione che non uscì mai, neanche un millimetro, dalla mia testa ma la sentivo come dovere della Storia.
Ecco la panchina dove aspettavo un incontro rubato e facevo lo stesso per quelli mai incontrati, seppur sperati.
Quella pasticceria dove ho scoperto che c’era qualcosa di diverso dalla zuppa inglese, e le paste di visciolo. E la gelateria dove ti dicevano “che gusto vuole?” ed io conoscevo solo cioccolato, nocciola e limone per tacere del pistacchio che non volevo per via del colore da piselli che aveva, restavo digiuno all’abbondanza.
L’angolo di una piazza dove mi dissero che era “sparito nonno” e anche adesso quando ci passo sento un masso in gola e deglutisco. I luoghi dove ho lavorato in una esperienza unica di far nascere giornali li dove non c’era neanche il racconto.
Questa e la ragione di un amore per un posto che ti ha ospitato, ti ha visto crescere che ti ha dato possibilità. Dove è la chioma della vita, ma la puoi vivere perchè sei fermo nelle tue radici.
Non mi interessa se questa città sarà capitale o caporale mi piace per ragione personale, come è per ciascuno.
Ne scrivo ogni giorno dal 1987 ed a forza di farlo la conosco, la riconosco e mi riconosco. Non mi interessa quante medaglie avrà, mi piace starci con la mia umiltà nella sua.
A me Latina non deve dimostrare nulla e nulla debbo dimostrare a lei. Entrambi dobbiamo viverci per come ci siamo vissuti. Ora ricordo qui sono andato per la prima volta in un cinema dove si faceva silenzio durante la proiezione e si seguiva la trama, da dove venivo il cinema erano gli spettatori. Il viaggio era breve ma le cose tanto diverse, ho visto negozi con luce da accecare, auto bellissime e ragazze altrettanto ed ho capito il progresso.
A me non interessa delle capitali ma del capitale dei miei ricordi tanto e come diceva un mio amico “bella non ce se po’ dice”, ma contano le pagine che ho scritto di questo diario a due. Il resto è banale perchè la cosa eccezionale è essere normale.
Molto bello, molto sentito, molto condiviso.
questo ragazzo avrà vissuto questa città a modo suo bene , con tanti bei ricordi , però stranamente non se ne è mai accorto che ogni angolo di questa città è sporca e mai nessuno si degna di manifestarlo , io do la colpa al primo cittadino della città, che non riesce ad educare i suoi collaboratori. io conosco delle bellissime strutture comunali abbandonate a se stesse in particolare una in via varsavia con un muretto di cinta che se ne sta cadendo a pezzi l`inferiata altrettanto , dentro sporco sul marciapiedi erba alta di fronte un parco giochi per bambini lo stesso , a questo punto dico ,ma volete dare voi dirigenti comunali che percepite lo stipendio dai cittadini dare il buon esempio?