Roberto Battista, 100 anni con la musica del pianoforte

La musica è una macchina per sopprimere il tempo.
Claude Lévi-Strauss

Questa, consentitemelo, è un poco una storia di famiglia. Oggi ciascuno costruisce la famiglia come il suo amore indica, io sono di una generazione in cui la famiglia si sedimentava nelle esperienze di vita, nella condivisione di incontri anche accidentali. Sono stato compagno di Liceo di Paola Battista, una delle teste più brillanti che mi sia capitato di incontrare. Intelligente, bella, generosa tanto che diventai suo compagno di banco, ultima fila con quei due “manigoldi” di Mario Cepollaro e Augusto Cocchioni. Ci chiamammo la tribuna dei belli, ma di bello c’era solo lei. Vivevamo un poco di riflesso, poi ci si conosce e Paola racconta, cinque anni a vedersi tutti i giorni fa “famiglia” e come, del papà Roberto che suona il piano. Io che venivo da un mondo in cui la fisarmonica era lo strumento del giorno e l’organo la voce di Dio, restavo affascinato (sarà per questo che ho invidia dei pianisti). E immaginavo questo uomo a perdersi nella musica, a raccontare la musica. E la musica deve fare bene perchè oggi Roberto Battista compie 100 anni e suona ancora.

Ogni cosa ha la sua ragione e la ragione della brillantezza di Paola sta anche nella bellezza di quei suoni quanto la mia testardaggine rancorosa sta nella mia educazione siberiana contadina.

I genitori dei compagni di liceo non  li frequenti, li incroci, ma frequenti il loro futuro che siamo noi figli e la musica fa cose incredibili: allunga la vita, la fa più intensa e trasmette curiosità in chi l’ascolta. Ed io sono felice che il caso mi ha fatto incontrare Paola e gli altri compagni di liceo e quindi la musica di Roberto.