Il lavoro di scrivere e la banalità dei potenti pro tempore

Il lavoro di scrivere e la banalità dei potenti pro tempore

29 Agosto 2023 0 Di Lidano Grassucci

Non ho mai scritto del mio lavoro, ma oggi ho genio di farlo, per il gusto con la giusta ironia che chi si prende sul serio un poco mi inquieta. Per questo nessuno mi deve risposta perché sono affermazioni.

 

Largo al factotum della città, largo
Lalala-lalala-lalala-la
Presto a bottega che l’alba è già, presto
Lalala-lalala-lalala-la

Ah, che bel vivere, che bel piacere
Che bel piacere, per un barbiere di qualità, di qualità

Giacchino Rossini, Il Barbiere di Siviglia

Non faccio il barbiere e sulle qualità… ma scrivo e scrivo sempre come mi dice il mio genio con gli amori e gli odi dell’umano vivere, ma di testa mia. Nonna Pippa quando mi mettevo in mezzo ai guai mi guardava con un amore profondo e commentava “co su capo nu vai lontano“. Infatto da Sezze sono arrivato a PIscinara.

Faccio il giornalista, nella mia città, e ne scrivo come mi va. Sette anni fa scrivevo di un amministrazione che mi pareva piena di se, chiusa come un forziere che si illude di essere un tesoro e i colettiani mi attaccavano come fossi chissà che,invece ero me. Dispiacevo ai colettiani e piacevo al prossimo diverso da loro. Difesi la Celentano, misi la faccia per Nasso addirittura in Tv e… potrei continuare.

Oggi? Faccio il giornalista nella mia città e chi la comanda si sente unto dal Signore, capace di fare basta che non si sappia e continuo a dire come la vedo. Il risultato? I colettiani mi amano, i destri odiano la mia setinità-libetaria, la stessa dall’amore della volta prima.

V’è la risorsa, poi, del mestiere
Colla donnetta, col cavaliere
Colla donnetta, tralalalera
Col cavaliere, tralalalà

Che bella città dove tifare è un bene, ragionare un tradimento. Ma tu hai rancori? Ma certo che sì, sono figlio di quei butteri che come i cavalli, gli elefanti, ricordano ogni torto, nel filo e nel segno, ma questa è vita. Nel lavoro? Ogni testa ha il suo taglio, ogni parrucca la sua dimensione e la bellezza è una opinione e la mia dice al brutto che è brutto e al bello che ammetto è un poco carino. Questo è il mio mestiere non essere banale mai e mi vien difficile non pensare.

Qua ho sentito dire a Coletta “zitto tu che hai perso sette a tre”, a me è venuto in mente la volta prima quando Coletta ha vinto Calandrini sette a tre.

Le vittorie sono brevi, le sconfitte dolgono e i vincitori di oggi rischiano di perdere domani con gran dolore, gli sconfitto di oggi o restano dove già sono o vinceranno con gran fulgore.

Io? Scriverò comunque, come ogni giorno dal 1987

Ahimè, ahimè, che furia, ahimè, che folla
Uno alla volta, per carità, per carità, per carità