Capitali e bonifiche. L’idea che viene davanti all’Arena di Verona e io che quando sto a Piazza Bra penso ad altro

Capitali e bonifiche. L’idea che viene davanti all’Arena di Verona e io che quando sto a Piazza Bra penso ad altro

30 Agosto 2023 0 Di Maria Corsetti

Oggi pomeriggio mi sono mancate più che mai due persone. Sicuramente Antonio Pennacchi perché di fronte ad alcune cose dette il vaffanculo sarebbe stato d’autore. E poi Gianfranco Compagno perché Latina e Aprilia sono due storie parallele e differenti, condannate a una damnatio memoriae ingiusta che anche qui, nonostante l’occasione, è riaffiorata in tanti passaggi.

L’idea è meritoria, fare di Latina la capitale della Cultura Italiana 2026. La sindaca Matilde Celentano è entusiasta con tutte le ragioni di esserlo, se la candidatura andasse in porto darebbe un bel segno positivo al suo percorso.

L’idea però non mi è sembrata la sua e neanche dell’amministrazione, pare, anzi lo ha raccontato lei stessa, sia venuta a Daniela Cavallo, che coordina la progettazione “Latina Candidata Capitale Italiana della Cultura 2026”, mentre era in riunione a un bar di fronte all’Arena di Verona.

Io quando sto a Piazza Bra penso ad altro e questo è oggettivamente un mio grosso limite.

Cinque del pomeriggio in un pomeriggio finalmente fresco e quindi ci sono tutti, talmente tutti che la Sala De Pasquale del Comune si rivela subito inadeguata. Troppa gente in piedi per una conferenza che dura un paio di orette. Eccesso di modestia, forse non ci si aspettava una adesione così massiccia e si è applicato il principio base delle campagne elettorali: sala piccola uguale sala piena, una sala grande si rischia di non riempirla. Però il foyer del D’Annunzio ci sarebbe stato tutto, è monumentale, avrebbe dato un impatto diverso. Sarebbe andato benissimo il Circolo Cittadino, in fondo è lì che si sono concentrati gli eventi culturali del quasi ultimo decennio. Ma andiamo al dunque.

Apprendo che si sta per dare il via a una seconda bonifica, la cosa viene sottolineata più volte. Mi vengono in mente le litigate furibonde con Luca Barbareschi quando sosteneva che a Latina non c’era niente finché non era arrivato lui.

No, l’espressione seconda bonifica va cancellata. Dà l’idea che da oggi si fa cultura, prima era palude.

In sala ci sono, solo per citare quelli che ho visto, mi scuseranno gli altri: Elisa Cerocchi, presidente del Campus Internazionale di Musica che è una cosa enorme e dalla storia che basterebbe quella per candidare Latina; Pier Giorgio Marinelli, presidente del Latina Jazz Club che porta avanti una tradizione decennale; Nazzareno Ranaldi che con il Festival di Villa Fogliano ha dimostrato che se vuoi puoi portare i nomi più grandi e lui lo ha fatto per anni; Luigi Giannini, che ha creato un museo di Latina, il MUG, che non è esattamente camera e cucina; Gianfranco Pannone, che

Gianfranco Pannone

con i suoi documentari ha raccontato tanto e continua a farlo; Fabio D’Achille, che con MAD ha organizzato centinaia di mostre portando l’arte in giro per i locali, imponendo un po’ di senso estetico a chi beve un caffè; Emanuela Gasbarroni, che una storia di accoglienza da raccontare ce l’aveva e l’ha fatto con un documentario e un libro sul Campo profughi; Elisabetta Femiano, a testimoniare che di bravi attori questa città ne ha prodotti eccome; Gianluca Campagna, infaticabile organizzatore di rassegne letterarie; Alfredo De Santis, presidente del Circolo Cittadino, uno che ci crede davvero

Alfredo De Santis e Gianluca Campagna

in questa città ed è grazie a lui se a teatri e biblioteca chiusa si è andati avanti lo stesso; Fidel Baldin, primo direttore del Conservatorio di Latina; Adriana Marucco che è una scrittrice proprio brava. Non ultimo c’era il mio assessore preferito di sempre, Maurizio Guercio, che tre quattro lustri fa popolò Latina di

Maurizio Guercio

rotonde e le fece innalzare da spartitraffico al rango di istallazioni artistiche, motivo questo che stimolò moltissimo la mia penna, facendomi divertire a scriverne non proprio in maniera riverente. Non me ne ha mai voluto, anzi. E oggi, a distanza di tanto tempo, mi trovo a riconoscere che aveva avuto un’idea e la portava avanti e che davvero voleva che la città fosse curata anche nei dettagli.

Ecco, mi aspetto che Matilde Celentano prosegua nell’idea, pur non sua, con la stessa determinazione. Certo, una candidatura a Capitale della Cultura senza l’assessore alla Cultura suona un po’ strano, ma da queste parti ci piace essere originali.