L’amore per Latina e il mio “Sì” al progetto di Latina Capitale Italiana della Cultura 2026

L’amore per Latina e il mio “Sì” al progetto di Latina Capitale Italiana della Cultura 2026

3 Settembre 2023 0 Di Emilio Andreoli

Tutti siamo rimasti un po’ sorpresi della candidatura di Latina come Capitale Italiana della Cultura 2026. Sui social ho letto commenti ironici, altri addirittura dispregiativi. Però c’è stato pure chi l’ha vista come un’opportunità. L’opportunità di ripartire dopo tanti anni (troppi) di stagnazione. Io appartengo a quest’ultimi, perché amo la mia città e vorrei vederla rifiorire. Se leggerete il seguito, vi spiegherò meglio la mia scelta di dire sì a questa candidatura, ma non voglio convincere nessuno è solo il mio pensiero.

Martedì 2 agosto: il caldo di questa estate è infernale e lo è ancor di più a causa dell’umidità che caratterizza da sempre il nostro territorio. Alle 20:58 ricevo un messaggio dall’architetto Massimo Marini: Buonasera Emilio, scusa il disturbo. Sto partecipando insieme ad altri al progetto Latina Capitale della Cultura 2026. Ti sto contattando perché vorremmo coinvolgerti nel progetto, data la tua sensibilità ai temi riguardanti la nostra città, che si riscontra in maniera evidente in quello che scrivi. Saremmo quindi felici di averti nel gruppo di lavoro insieme all’agenzia che cura la presentazione della candidatura a Capitale della Cultura”.

Dopo aver letto il messaggio il caldo è aumentato. Ebbene sì, soffro di ansia e a volte anche di attacchi di panico. L’ansia mi arriva ogni volta che sono davanti a un foglio bianco da riempire, o se devo parlare in pubblico, oppure quando mi arrivano messaggi di questo genere. Inutile dire che ho faticato ad addormentarmi. La mattina dopo ho contattato l’architetto Marini e finalmente ho avuto risposte alle mie domande notturne. Il mio compito: descrivere la storia antropologica della città e presiedere il tavolo del sociale. Mi sono preso un giorno di tempo per decidere.

Non è stata però facile la decisione, ho sentito addosso il peso di una grande responsabilità, ma le occasioni non capitano tutti i giorni e mi sono sentito libero di sognare. Sognare e fare qualcosa per la mia città. Sono tre anni che scrivo storie di vita e ho pensato che il nostro patrimonio culturale sono proprio le persone. E poi mi sono detto. <<Se sei diventato giornalista a sessantatre anni non puoi aspettare altro tempo per fare le cose, devi accettare le sfide perché il tempo corre e corre anche troppo in fretta>>.

Le critiche

Le valutazioni: sono partito dalle critiche sulla candidatura, perché critico lo sono stato un po’ anch’io, e per affrontare le critiche devi saper trovare delle risposte adeguate. La prima che ho letto è stata: <<Latina è una città senza storia>>. Ho riflettuto e mi è venuto subito in mente che a dodici chilometri da Piazza del Popolo ci sono le rovine di Satricum, la città fondata dai latini in epoca preromana, scoperta nel 1896 dal francese Hector Graillot. Fu lui il primo a scoprire, sulla collina di Le Ferriere, i resti del tempio dedicato alla dea Mater Matuta.

L’archeologa Marijke Gnade, direttrice degli scavi di Satricum a Le Ferriere

Il nome della nostra città deriva proprio dal popolo dei latini, primi abitanti di queste terre. Per verità storica alla sua fondazione era stata chiamata Littoria. Caduto il regime fascista le era stato cambiato nome con Latina. Ancora oggi l’archeologa olandese Marijke Gnade scava e trova preziosi reperti di quella antica civiltà. Poi intorno a Latina ci sono i paesi dei monti Lepini. Durante l’estate vivevano stabilmente nelle terre paludose e diversi paesani, circa ottocento, vivevano nelle lestre sfidando malaria e povertà. D’inverno si raddoppiavano per la transumanza. I pastori arrivavano anche dalle Marche, dall’Abruzzo e dalla Ciociaria.

Resti di una delle nostre antenate di Satricum

Un’altra critica: <<Latina città della cultura, ma quale cultura Latina non ha cultura>>. È vero, il teatro è stato chiuso sei anni e il piccolo lo è tuttora, ma quante iniziative culturali ci sono state in giro per la città? Il mio amico Alfredo De Santis, Presidente del Circolo Cittadino, ha offerto alla cittadinanza musica jazz, spettacoli teatrali e presentazione di libri in continuazione. I salesiani hanno affidato il loro piccolo teatro a Gianluca Cassandra che ha sempre registrato il tutto esaurito. Giusto; la pinacoteca è ancora chiusa, ma il popolo latinense amante dell’arte non si è arreso, e ha potuto godere delle opere dei maestri pontini e non solo, installate nelle gallerie d’arte di Latina. L’amico Fabio D’Achille ha organizzato in giro per la città infinite mostre di pittura.

Lo scrittore Antonio Pennacchi mentre legge un suo racconto in un bar di fronte il Palazzo M

Inoltre non possiamo dimenticare Antonio Pennacchi, Premio Strega nel 2010, che con Canale Mussolini ci ha fatto conoscere in tutto il mondo. E poi ci sono tutti gli altri scrittori e scrittrici di Latina, ma anche registi teatrali, pittori, attori e attrici di livello nazionale. Non faccio nomi perche la lista sarebbe troppo lunga. E la musica? Abbiamo una grande eccellenza: il conservatorio Ottorino Respighi dove studiano musica ragazzi e ragazze che arrivano pure da oltrefrontiera. Inoltre abbiamo musicisti, autori e cantanti di grande valore, nel Jazz, nel pop, nella musiaca leggera, classica, corale… Anche qui non faccio nomi perché potrei dimenticare qualcuno. Anzi uno lo faccio, Orazio Di Pietro, il grande chitarrista di Latina a cui è dedicata la sala del Circolo Cittadino.

Credo si possa  affermare che Latina sia una città multiculturale, per la sua conformazione antropologica. I nostri nonni/genitori, sono arrivati da ogni regione d’Italia, e questo credo sia il valore aggiunto del luogo in cui viviamo. Veniamo tutti da altrove, una città che ha le “radici in aria”, come recita lo spettacolo che abbiamo portato in scena qualche giorno fa al parco San Marco, scritto e diretto da Emanuela Gasbarroni, dove ho contribuito con alcuni testi. Abbiamo i nostri musei, quello della Terra Pontina e il Cambellotti, ma anche il grande museo di Piana delle Orme, dove si racconta la bonifica e la seconda guerra mondiale, conosciuto in tutta Italia. Chi dice che a Latina non c’è cultura dimentica tutto quello che vi ho esposto.

L’accoglienza

Da fuori dicono di noi: <<Latina è una città fascista e razzista>>. Latina nella sua storia ha accolto tutti: a iniziare dagli sfollati dei paesi vicini a cui la guerra aveva distrutto tutto. Furono accolti nell’ex caserma dell’82° Reggimento Fanteria (Oggi sede distaccata de La Sapienza di Roma, facoltà di Economia e Commercio). Da lì passeranno poi gli istriani costretti a lasciare case e terre per non sottostare al regime totalitario di Tito. Solo a Latina vennero accolti con applausi, mentre nel resto d’Italia furono trattati con freddezza e anche peggio. E sempre in quel campo, nel 1957, arriveranno i primi profughi dell’Est fuggiti dall’Ungheria invasa dai carri armati sovietici. In trentaquattro anni ospiterà oltre centomila rifugiati arrivati da tutti i paesi dell’Est.

Alcuni si stabilirono a Latina, oggi ci sono comunità polacche e romene perfettamente integrate nel tessuto sociale ed economico della città. Tra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta fu la volta degli italiani cacciati dalla Tunisia e dalla Libia. Anche loro inizialmente furono ospitati nel campo profughi per poi rimanere a vivere definitivamente a Latina. Dagli anni 2000 sono arrivati migliaia di asiatici, venuti a lavorare nelle nostre campagne. Oggi i loro figli frequentano le scuole della città e parlano italiano. La città non ha mai mostrato episodi di razzismo perché l’accoglienza è nel suo DNA. Non è anche questa ”Cultura”?

La mia decisione di aderire fattivamente al progetto di candidatura, per Latina Capitale Italiana della Cultura, è scaturita da tutte queste riflessioni che avete appena letto. Io sono partito dal bagaglio che mi porto appresso dopo aver raccontato circa duecento storie di Latina. Certo sarà dura confrontarsi con realtà più blasonate, ma mai uno tenta e mai saprà. Il Leicester è una squadra inglese della Premier League, nel 2015 chiamarono l’allenatore italiano Claudio Ranieri. I bookmaker scommisero nel suo esonero a breve termine. Ranieri quell’anno vinse il campionato a dispetto di tutte le squadre più blasonate, come Liverpool, Chelsea, Manchester United etc etc.

Il logo ufficiale per la candidatura di Latina Capitale Italiana della Cultura

Bene, noi iniziamo con la L come Leicester, hai visto mai. Il nostro Ranieri è l’architetto veronese Daniela Cavallo l’artefice del progetto. Proviamoci se poi non vinceremo rimarrà l lavoro che stiamo facendo e non sarà stato tempo perso, ma un’opportunità per ripartire. In conclusione voglio scrivervi quello che ho detto nel finale del mio intervento (pieno di ansie), alla conferenza del 30 agosto nella sala del Comune dedicata al grande regista di Latina Enzo De Pasquale. Parole estrapolate da un documentario della Rai del 1968:

“Latina non è un luogo di immigrazione, ma un luogo di appuntamento per gli italiani più operosi e questo è il segreto della vitalità di Latina. Nelle altre città e all’estero, chi arriva da fuori è sempre considerato un forestiero o uno straniero e spesso lo scontro è inevitabile. Qui nessuno può vantare priorità di origine e il possesso ancestrale della città, tutti si incontrano su un terreno neutro, alla pari, senza diritti di genealogia. Questa convivenza esemplare e la ricchezza di Latina, non come agglomerato di case, grattacieli e di fabbriche, ma come società umana”

(Ritratti di città: Rai teche 1968).

Io mentre spiego il mio lavoro alla conferenza del 30 agosto, con un filo di voce per l’emozione,

Di mio ho aggiunto: “La sfida più importante sarà quella di saper trasmettere alle nuove generazioni, nate a Latina, i valori fondanti della nostra città multiculturale, per non smarrire la sua unicità

Perché Latina è una Città Unica.

Ringrazio i miei amici Mauro Corbi e Massimo Porcelli per l’aiuto nella stesura della ricostruzione storica della città. Inoltre ringrazio per la fiducia l’Assessora Annalisa Muzio e l’architetto Daniela Cavallo con la quale mi confronto ogni giorno. Un grazie va anche al regista Gianfranco Pannone che si è reso disponibile a partecipare fattivamente al progetto.