
L’intelligenza artificiale e rischio disoccupazione. Lo aveva già detto la mamma di De Crescenzo
7 Settembre 2023«Ma ti pare a te che con tutta la gente disoccupata che c’è a Napoli quelli si vanno a comprare le macchine tue! Secondo me queste industrie sai che faranno quando dovranno fare i conti? Si chiameranno tutti i disoccupati che stanno a Napoli e ci daranno una moltiplicazione a testa, e poi ti faccio vedere se i disoccupati napoletani non riescono a fare i conti più presto dei calcolatori elettronici tuoi. Secondo me era meglio se ti riuscivi a impizzare nel Banco di Napoli»
Luciano De Crescenzo – Così parlò Bellavista
Nel 1977 viene pubblicato Così Parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo. Una storia assolutamente godibile, dove l’ingegner De Crescenzo racconta, tra i tanti aneddoti, di quando annunciò a sua madre che aveva trovato lavoro all’Ibm, dove si sarebbe occupato della vendita e del noleggio dei calcolatori. Mi torna in mente la risposta della mamma, quando il mio eurodeputato preferito, Matteo Adinolfi, si mostra seriamente preoccupato per la perdita dei posti di lavoro che potrebbe comportare l’intelligenza artificiale. In un post su Facebook dichiara: “L’Unione europea intervenga per regolamentare l’Intelligenza Artificiale in modo da prevenire la perdita di posti di lavoro”. Dunque, posso immaginare che le maiuscole siano dovute all’esigenza grafica di richiamare l’attenzione sull’argomento del giorno. Altrimenti non capisco la ragione, ma queste cose le fanno i grafici e i grafici ragionano così. Il post mi dà l’occasione di parlare di intelligenza artificiale, che, se ho capito bene, è un’evoluzione di quello che da decenni fanno i computer, ma anche le semplici calcolatrici. Fanno prima e meglio qualcosa che fa un essere umano. Quindi l’intelligenza artificiale dovrebbe fare prima e meglio una serie di cose che in genere fa un umano. Partiamo dalla calcolatrice. Poco rileva se a inserire due più due è un umano intelligente oppure un cretino, la calcolatrice dà sempre quattro come risultato. Si tratta solo di inserire bene i dati. Su operazioni più complesse rileva la preparazione di chi inserisce i dati. Se non proprio intelligente, almeno deve aver studiato. Per usare un programma di grafica, ad esempio Photoshop, non bisogna essere per forza artisti, ma se lo usa un artista il risultato è notevolmente diverso. Se io uso un foglio excel, riesco a fare qualche addizione senza errori, se lo usa uno che ha studiato excel e tutte le sue meraviglie, riesce a farci qualsiasi cosa. Azzardo un sillogismo: se dietro all’intelligenza artificiale c’è qualcuno che almeno ha studiato c’è un risultato, se dietro c’è un ignorante siamo a rischio di stupidità artificiale. È riduttivo, semplicistico, ma l’idea che bisogna formarsi per non perdere posti di lavoro, per quanto banale, è proprio esatta. L’Europa può entrarci fino a un certo punto, sicuramente può fare qualcosa, ma è l’umano a fare la differenza.
Non c’entra niente, ma è una riflessione che vorrei condividere. Quest’estate ho fatto un viaggio sul traghetto, molte ore di navigazione, di notte, sul ponte che significa che ognuno si arrangia come può. Aria calda, bel tramonto che tutti dovevano assolutamente fotografare perdendosi l’incanto di quei momenti. Tanti ragazzi, giovani. Neanche una chitarra. E questa è una cosa triste. Perché ognuno è rimasto con il proprio gruppo. Ma queste sono riflessioni dettate da un’età che ormai è nostalgia.
Torno all’intelligenza artificiale e alla domanda cruciale: ma un giorno potrà superare l’uomo? Se continuiamo così è sicuro.
Ps: non mi scordo il mio impegno per Latina Capitale italiana della Cultura 2026. Temo che l’idea si stia scivolando verso l’oblio. Magari leggendo i giornali tra qualche ora mi renderò conto che sbaglio. Però averto un certo, e uso il più abusato degli ossimori, silenzio assordante.
Da far studiare a scuola.testo importante
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