E’ morto Enzo Galetto, l’anima contadina dell’agro

E’ morto Enzo Galetto, l’anima contadina dell’agro

11 Settembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Ulivi e armenti sopra ogni collinaC’era il mio cuore al sommo d’ogni cosaC’era l’anima mia che è contadinaUn’isola d’aratro e di frumento

Francesco Guccini, Odysseus

E’ morto Enzo Galetto, per i cittadini dirà poco, per i contadini tanto e tanto. Direttore storico della Coldiretti pontina, cispadano, era il punto fermo di un mondo dove lavoro era fatica, dove la fatica faceva frumento. Mite come lo sanno essere i contadini di ogni parte del mondo che conoscono bene che la semina è una scommessa e il raccolto verrà dopo. Ha gestito il passaggio dalla Coldiretti da azionista di riferimento della grande Dc, al sindacato d’impresa che affrontava il mercato sempre cinico e baro.

Battaglie infinite sul latte, sulle quote, sulla difesa di un mondo che difendeva memorie antiche che, proprio perchè umane, da cancellare.

La Coldiretti oggi fa statistiche su quanti mangiano il panettone, o attraversano il casello di Carisio, ma al tempo di Galetto era coscienza della coscienza profonda del paese. Dentro il Comune di Latina, dentro la Camera di Commercio, dentro il Consorzi di bonifica, il consorzio agrario era lui la rete di quelli che avevano un poco di terra e niente più, insieme a quelli che non avevano manco quello (i contadini senza terra della Lega del braccianti, socialisti e comunisti) e quelli che di terra ne avevano tanta (la Confagricoltura dei liberali) .

Mediava, da posizione di forza: lui aveva tanta gente, gli altri quel che restava.

Non litigava mai, attendeva il frumento a giugno anche se era gennaio e la terra sembrava morta.

Sapeva decidere ma senza mai mostrarsi, non poteva stare all’opposizione perchè la sua gente aveva sempre bisogno ora e non nel paradiso di domani che per lui, da cattolico, non era di questa terra.

Se ne è andato un contadino e anche il Signore per descrivere il suo Regno si fa “contadino”

Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;  dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura

Marco 4,26-32 

Ciao Enzo.

I funerali domani, 12 settembre, nella chiesa di Borgo Faiti alle 15.30