Alessandro Marchetti e la vittoria lepina sulle tragedie del ‘900: la “resa” di Latina

Alessandro Marchetti e la vittoria lepina sulle tragedie del ‘900: la “resa” di Latina

23 Settembre 2023 1 Di Lidano Grassucci

Un’opera d’arte è superiore soltanto se è, nello stesso tempo, un simbolo e l’espressione esatta di una realtà
Guy de Maupassant

 

 

La soddisfazione è grande, sotto il retorico bozzetto del dipinto “redenzione dell’Agro” di Duilio Cambellotti i sindaci di Latina, formale e sostanziale (Celentano e Panigutti), si inchinavano davanti alla grandezza di un lepino, di un corese, di un genio: Alessandro Marchetti. Con loro i sindaci di Cori, Mauro De Lillis in carica, e i past sindaci: Masetto Bianchi, Tommaso Conti e Pietri Vitelli. Parevano, i coresi, gli ufficiali americani che ricevevano l’imperatore del Giappone e la sua corte a firmare la resa.

Godevo nel sentire lo svolgere della legge del contrappasso. Perché è stato un evento storico.

Gli uomini nuovi del totalitarismo del ‘900 dipinti da Cambellotti si prostravano, nella loro tragedia, davanti al genio libero lepino.

Gli uomini nuovi, i militi del bozzetto di Cambelloti, avevano prodotto i gulag, i campi di sterminio, le tragedie del ‘900.

I montanari spediti negli inferi della montagna infida a contrasto della piana ordinata invece “sono tornati in aereo”.

Come se gli inglesi si inchinassero davanti all’anima degli aborigeni australiani esaltando il boomerang contro la loro incapacità di cacciare.

Bello vedere la nomenclatura che, non cosciente, ribaltava la storia.

I montanari sono scesi dai Lepini per non farvi restare ignari dal mondo, perché oltre l’Appia c’è l’Italia. Un’Italia che ha volato per il genio di Cori, e non me pare poco, che ha letto per un genio di Bassiano.

Anzi…

Cambellotti? Aveva dipinto un falso, una bestemmia della storia, complice di una tragedia.

Ieri ho goduto, la verità della storia la puoi celare per un poco poi torna.

Dall’ordine sono nate le tragedie, dal caos il mondo.

PS: ringrazio il sindaco Celentano che recependo la mia battaglia, che conduco da anni, di intitolare una strada ad Alessandro Marchetti, ha esternato la volontà di farlo. Grato anche che mi legga in quella bellissima dialettica tra politica e opinione pubblica che è il sale della democrazia. Noi liberi, per questo, ci abbiamo fatto “una Resistenza”.