Il passaggio della corona di Re Giorgio

Il passaggio della corona di Re Giorgio

23 Settembre 2023 0 Di Maria Corsetti

Un’amica sollecita il mio pezzo su Giorgio Napolitano e la cosa non è proprio facile, considerato che ne stanno parlando tutti e io non ho una preparazione politica che mi permetta di trovare la particolarità che mi eviti il copia-incolla rielaborato.  

Su Rai News 24 va in onda un lungo servizio sulla scomparsa del Presidente emerito, immancabile la riflessione su come verrà commentata la notizia nelle scuole, su come verrà presentata la figura di Napolitano ai più giovani. Mi verrebbe da rispondere che secondo me non se ne parlerà. Forse qualche docente di storia farà un accenno, siamo a inizio anno scolastico, il programma ancora non si è fatto incalzante.

Mentre in tv si parla di giovani mi viene in mente una copertina di anni fa, con una foto di Napolitano e la scritta Re Giorgio (o King George?). Veniva detronizzato così, quello che fino a un secondo prima era stato il re Giorgio italiano, Armani.

Giorgio Armani ha imposto l’Italia al mondo, ha vestito le donne e gli uomini di tutto il pianeta, trasmette eleganza. Le sue divise Alitalia hanno stupito il cielo. Era il nostro Re Giorgio finché non è arrivato un politico, comunista e Presidente della Repubblica (uno che conta poco, chi ha il potere è il Governo, come recitano le due nozioni di educazione civica appuntate a matita ai margini di una pagina mai letta).

Dunque, i ragazzi della scuola secondaria di oggi sono nati tutti dopo la caduta del muro e delle torri gemelle, oltre al fastidio di mandare a memoria queste due date non credo che gliene importi molto di più, come è giusto che sia in un’età in cui il passato è pochissimo e il futuro è infinito.

Partendo dall’assunto che la nuova generazione sia informata almeno sull’esistenza di Giorgio Armani, la mia lezione partirebbe da qui: come un Presidente della Repubblica diventa Re, scalzando il king della moda internazionale. Come un Presidente, che non si è capito bene cosa fa e con un grosso neo sulla guancia, faccia fuori uno stilista che crea una bellezza senza frontiere, dagli occhi azzurri e dai capelli candidi perfetti, perfetta pure la stempiatura.

  • La prima domanda è: perché nel bene e nel male la stampa si è innamorata di Giorgio Napolitano. Una risposta, secondo me plausibile, è che Napolitano era straordinariamente fotogenico. E che ogni scatto di Napolitano è bello e trasmette solennità. Dettaglio? Nell’epoca dell’immagine non è un dettaglio, è la base. Succede anche oggi, ma dieci anni fa, in un’epoca a cavallo tra internet come opzione e la rivoluzione digitale, una foto giusta su la copertina di una rivista o la prima pagina di un giornale potava fare la differenza. Dopo la foto ci stanno tutti i contenuti. Ma la foto viene prima.
  • La seconda domanda è: perché Giorgio Napolitano comunque se lo ricordano tutti. C’è da andare indietro di dieci anni esatti, in quel 2013 che nel giro di 3 mesi ha cancellato i due appunti a matita che costituivano la solida base culturale di tutti, ma proprio di tutti gli italiani. Il primo appunto era: il Presidente della Repubblica non si rielegge. Il 20 aprile 2013 questo assioma della nostra educazione civica crolla, per noi l’impatto è forte. Re Giorgio sorride e si riprende la corona. Che non mollerà mai. Anche Mattarella è stato eletto per una seconda volta, ed è un Presidente molto amato, eppure nessuno si sogna di farlo re. Il secondo appunto a matita riguardava il Papa, l’11 febbraio 2013 Ratzinger si dimette. A pensarci oggi, che impatto possono avere avuto questi due eventi sulle nostre coscienze, abituate ad avere almeno due certezze?
  • La terza domanda è: perché Giorgio Napolitano dovrebbe minimamente interessare i ragazzi? Se non per altro perché è vissuto più della Regina Elisabetta. E quindi per tutto il resto, scritto in un quasi secolo di esistenza. Suggerimento: se si digita Re Giorgio su Google, almeno oggi i tanti primi risultati sono Giorgio Napolitano.