Latina capitale, Formia eccezionale
26 Settembre 2023Antefatto. Mentre Latina conta con il fiato sospeso le ore che mancano a mercoledì 27 settembre, quando, depositato il dossier per la candidatura a Capitale della Cultura, si potranno conoscerne i contenuti e scoprire così perché è meglio di tanti altri, un gruppo di dissidenti pontini decide di visitare Formia.
Il caffè più buono della mia vita: senza dubbio alla stazione di Formia. Una mia amica sostiene che il gusto è condizionato dalla situazione in cui ci si trova e sicuramente questo caffè è arrivato dopo una bella giornata, però secondo me sarebbe stato buonissimo a prescindere.
Prima tappa: il Cisternone di Formia, bello sotto ogni punto di vista, per la struttura, che per il recupero che ne è stato fatto, per la storia che racconta.
Io fino a una quindicina di anni fa non ne conoscevo l’esistenza. Me ne parlò Sandro Bartolomeo, più volte sindaco della città, assicurandomi che non aveva nulla da invidiare a quello di Istanbul. In quindici anni non sono stata capace di andarci. Eppure sta vicino alla stazione di Formia, giusto qualche centinaio di metri di distanza. La parte più scocciante del viaggio, neanche a dirlo, è la tratta Latina centro – Latina Stazione. Una volta saliti sul treno nel giro di un’ora si arriva a destinazione.
A guidarci dentro al Cisternone è Mariangela. Racconta con passione, chiarezza e un giusto orgoglio per farne parte, di una storia antica che parte dal primo secolo A.C., con la necessità di rifornire di acqua la flotta romana. Mariangela ci racconta delle anguille messe dai romani per tenere pulita la cisterna. Però, alle volte ricordare da che civiltà veniamo non sarebbe male. Passano le epoche, fino a quando della cisterna si perde la memoria. La memoria, ma non l’acqua visto che chi ci abita sopra pratica un bel buco nel pavimento di casa, cala il secchio e l’approvvigionamento idrico è servito. Nei secoli, ad accorgersi di che cosa ci sia lì sotto, è un artista dell’800 che inizia a disegnarla, ma la cosa si ferma lì. Nel ‘900 si scrive il capitolo più brutto, quella che era interpretata solo come una grande cavità diventa una discarica. Sono gli anni ’80, quando i percorsi misteriosi della memoria riescono a farsi strada, si intuisce, si studia, si traggono le conclusioni. Con il nuovo millennio si mette a punto lo svuotamento, seimila metri cubi di materiale da portare via nel pieno centro e tra i vicoli, si restaura e la bellezza è servita. Chi è rimasto ammirato al cospetto del Cisternone di Istanbul, più grande ma meno antico, non può fare a meno di rimanere perplesso scoprendo cosa c’è a pochi passi dalla stazione di Formia.
La visita prosegue con il Museo archeologico nazionale di Formia. Qui c’è Angela Maria a farci da guida. Di nuovo passione, chiarezza, giusto orgoglio. Si parte dalle anfore, per noi oggi reperti preziosi e protetti, nell’antichità vuoti a perdere, una volta arrivati a destinazione si lasciavano agli acquirenti. Che ci facevano quello che volevano. A Roma ci
hanno fatto il Monte Testaccio. Lo vedi quel Mediterraneo che ce l’hai di fronte al Museo e lo immagini con le navi che fanno avanti e indietro, cariche di anfore – fino a trecento – piene di olio, vino, legumi e qualsiasi cosa utile in un mondo che oggi ci sembra più incredibile di qualsiasi fantascienza. Le statue, quante ne ho viste, ammirandole senza sapere delle botteghe che confezionavano la parte del corpo, mentre le teste venivano realizzate altrove, da artisti incaricati di renderle simili al committente. Per Angela Maria non c’è un tempo scandito per la visita, c’è il tempo che vogliono i visitatori.
Qualcuno mi ha detto che questo museo, un gioiellino a ridosso del mare, dovrebbe chiudere. Spero che sia solo una maldicenza, se non lo fosse si tratterebbe di deficienza.
Cosa c’entra Latina con tutta questa storia. In realtà c’entrerebbe non fosse solo perché, adiacente a Formia, c’è un’altra città candidata a Capitale della cultura 2026, in concorrenza con il capoluogo, e chi vuole arrivare in treno in questa città a Formia deve scendere. Ma c’entra anche perché a Formia ci sono andata con l’associazione Natura e Territorio, un’associazione di Latina dove lo scopo di lucro non esiste neanche come idea eventuale. C’è solo la voglia di conoscere e far conoscere, di condividere. Ma tutto questo Latina non lo sa.
Bello tale articolo che porta a conoscenza di meraviglie presenti nel nostro territorio.
Stiamo però assistendo come ad una piccola guerra tra amici e riguardano le nostre vicine città. Il riferimento a città della cultura 2026 e evidente. Chissà come finirà?