La sentenza di Catania, un sentiero di democrazia

La sentenza di Catania, un sentiero di democrazia

4 Ottobre 2023 0 Di Maria Corsetti

Sette pagine di sentenza di cui la parte più attraente è la narrazione del richiedente asilo che ha “chiesto protezione internazionale a Pozzallo perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d’oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli nello svolgimento della loro attività (particolari linee della mano, ecc.)”. Facile da leggere, si presta ottimamente per titoli, sommari e occhielli. Dirò di più: è una gioia per chi ama scrivere, da un articolo in prima pagina a un romanzo ci esce di tutto. Sempre da un punto di vista letterario c’è la ciliegiona sulla torta “Il richiedente è già stato in passato destinatario di provvedimento di espulsione”. La letteratura è bella, consolatoria, appassiona, coinvolge, fa vivere tante vite.

Ma il diritto è un’altra cosa. Provateci voi a fare un titolo con questo stralcio della sentenza: “Ritenuto che l’art. 6 – bis del D. Lgs 142/2015 prevede una garanzia finanziaria che non si configura come misura alternativa al trattenimento ma come requisito amministrativo imposto al richiedente prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/UE, per il solo fatto che chiede protezione internazionale”. Non è che la giudice scrive così per non farsi capire, ma scrive così perché la sua scienza questo richiede. Come ogni scienza il diritto ha il suo lessico, il suo rigore. Come ogni scienza. Trovate voi un altro modo per enunciare il teorema di Pitagora che non sia “In un triangolo rettangolo il quadrato della misura dell’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati delle misure dei cateti”. Dopo ripetute lezioni prima alle elementari, poi alle medie e infine al liceo, dopo disegni e prove, e quindi averlo mandato a memoria, forse ce lo ricordiamo.

Spesso fastidiose, sicuramente tortuose, sempre perfettibili, le frontiere del diritto vanno difese. Se la stampa commenta la sentenza di Catania è perché ha la libertà di farlo. I giornalisti sono i primi a sapere, eccome se lo sanno, che possono farlo, esprimendo qualsiasi opinione, in virtù degli stessi princìpi alla base di quella sentenza. Che si legge con estrema difficoltà. È un sentiero di democrazia tracciato in una selva di normativa interna, comunitaria e di giurisprudenza.

Per concludere segnalo una delle parti più facilmente accessibili della sentenza e cioè quella relativa alla garanzia finanziaria: determinando in 4938,00 euro l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria per l’anno 2023, da versare in un’unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa, e precludendo la possibilità che esso sia versato da terzi, non è compatibile con gli articoli 8 e 9 della direttiva 2013/33, come interpretati dalla Corte di Giustizia nella sentenza sopra citata”.

Contro la sentenza si può ricorrere in Cassazione.