Caro architetto Cavallo, Latina non è capitale ma è capitato di cercare qui speranza

Caro architetto Cavallo, Latina non è capitale ma è capitato di cercare qui speranza

5 Ottobre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Leggo, avido di sapere, la lettera che l’architetto Daniela Cavallo ha inviato a Latina Oggi su Latina capitale della cultura 2026.

Un intervento che trasuda d’amore e davanti all’amore poco puoi. Non conosco il suo dossier, ma la lettera mi interessa. “Latina è capitale da sempre, ma non lo sa” è il titolo dell’articolo e se è deduzione d’amore non ho niente da dire, ma se è intuizione che vuole dipingere il vero…

Ad Artena, la città che puoi girare solo con il mulo, non sanno neanche dove sta Latina, vanno a Roma con l’autostrada, vanno a Colleferro per i servizi, non è la loro capitale ma neanche una città vicina. A Cori, da sempre vanno a Velletri o direttamente dal Papa visto che un figlio di una loro madre fu Papa vero. Velletri è il loro raccordo naturale con il mondo.

Da Priverno in 15 minuti stai a Frosinone e se, quelli di lì, guardano al mare vanno a Terracina, dove si andava al mare quando a Latina non sapevano neppur nuotare.

Capitale? Qui ci sono nato e cresciuto, ne ho scritto, forse anche io innamorato ma non del suo ruolo ma della sua comodità, non della sua bellezza fatta di muri nati scrostati ma della gente che qui, fino a poco tempo fa, sperava di cambiare vita, ed è questa la sua rarità.

Latina non è capitale, è l’ultima speranza per chi non ne aveva venisse dal nord, dalla Libia, dalla sponda orientale dell’Adriatico o dai posti dove non si chiedeva bellezza ma libertà dalle mostruosità del novecento e oggi dalla lontana India, dal Bengala.

Latina è posto del cambiare le cose grandi del mondo facendo energia da atomi del mondo, ma poi scopri che ti fai male con “l’utopia”.

E’ terra di speranze perdute: granaio senza grano, energia senza più energetici. Qui c’è gente che non voleva farsi capitale, ma voleva capitalizzare la propria vita, che aveva ferite da curare e altre non le poteva curare. I bimbi non sono mai generosi perchè così deboli al mondo che la eventuale generosità corrisponderebbe a morire.

Caro architetto lei usa categorie del mondo per questo che è un altro mondo. In poche settimane non puoi capire un mondo. Io ci sono nato, ho scritto di qui dal 1987 ogni giorno che il Signore ha mandato in questa terra. Conosco i muli di Artena, i suoi poeti in ottava rima, i pianti delle donne di Giulianello, l’anima geniale dei coresi, la fame dei normiciani che planano sulla piana per dare qualcosa su quella rupe ai loro cuccioli come aquile. I miei setini che sono il mio animo permaloso da morire, rancoroso di un orgoglio testardo nato da un amore di Priverno mai ricambiato. Del resto quelli della Cammilla mica parlano con tutti, ma direttamente con Dio. Conosco Cisterna l’ultima frontiera prima di questo inferno.

Latina non può essere capitale di un mondo che amava Bakunin, Felice Cavallotti, e dove non obbedivano manco al Papa figuriamoci a quelli di Latina. Latina è comoda, si fa anche amare per la bellezza sconvolgente della sua gente, ma non è capitale e non lo sarà mai fino a quando non avremo fantasmi.

Architetto Cavallo lei si è fatta prendere da un primo sguardo dal sapore all’aroma di limone delle visciole delle pastarelle, ma noi qui non abbiamo mai avuto il pane, eppure quelle pastarelle le abbiamo create perché bello e brutto, fame e raffinatezza, buono e cattivo non hanno mai confine definito.

Latina non è capitale, è capitato che qui ci fosse spazio per sperare, ora sempre meno.

Buon lavoro.

Nella foto Augusto Imperiali il buttero di Cisterna che batté Buffalo Bill