Michelangelo Pistoletto: dalle cose ai loro avanzi e avanza l’infinito

Michelangelo Pistoletto: dalle cose ai loro avanzi e avanza l’infinito

14 Ottobre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Michelangelo Pistoletto lo incontro per caso per la polemica sulla Venere degli stracci andato a fuoco a Napoli.

Lo incontro visivamente su un’installazione che sicuramente è difficile da spiegare a primo acchito: un cumulo di stracci davanti ad una Venere che li guarda quasi sommersa. C’è una mostra dedicata all’opera di Pistoletto al Chiostro del Bramante a Roma

Michelangelo Pistoletto. L’arte contemporanea senza limiti. a cura di Danilo Eccher. 18 marzo – 15 ottobre 2023.

Ma che senso ha questa Venere?

Poi cerco di farmi delle domande: cosa sono quegli stracci?

Volto lo sguardo lungo i nostri marciapiedi, lungo le cunette delle nostre strade, lungo i binari delle nostre linee ferroviarie e vedo Pistoletto.

Vedo una società dove l’uso delle cose si trasforma in avanzo delle cose.

Ecco, Pistoletto rappresenta questa civiltà dove per la prima volta nella storia degli uomini avanzano le cose. Lui è di Biella, a Biella hanno una grande tradizione tessile, quindi ricorrere a questa rappresentazione attraverso gli stracci evidentemente è più facile.

Ma è la società che abbiamo costruito che è completamente diversa dalla società del riposare le cose per riutilizzarle, alla società che cumula le cose per tenerle lì. Dalla società capitalista dell’accumulo alla società post capitalista dello scarto, una differenza che Pistoletto coglie in pieno.

Pistoletto ti scompone la testa perché ragiona capovolto, vede il mondo non dalla parte dell’ordine di quella dimensione classica della statua di Venere ma dalla parte di chi è costretto a vivere in un mondo dove c’è spazio solo per gli avanzi, anche avanzi umani. È paradossale che sia un avanzo umano a creare attenzioni su di lui a farlo scoprire dall’opinione pubblica attraverso l’incendio dell’istallazione in piazza municipio perché.

Un clochard brucia l’istallazione fatta con gli avanzi della nostra vita tessile; ecco gli avanzi vivono di vita propria e si autodistruggono. Si sono auto distrutti come non si sono mai creati perché sono creazione della nostra società opulenta. Pistoletto rigira la nostra sicurezza del mondo, costruisce megapalle con avanzi di notizie da giornali dimenticati.

I giornali finiscono nel momento stesso in cui li hai presi e messi sottobraccio, in cui lo hai sfogliati e poi diventano avanzi del giorno prima, quando sono usciti. Quando sono usciti invece erano interesse del tempo presente. Il nodo del tempo: il tempo di prima il tempo presente il tempo dopo.

Tutte dimensioni che abbiamo creato noi, in realtà tutto è estremamente fermo e costretto a unico tempo esistente, il tempo presente che illude di aver avuto un passato pensa che avrà il futuro. Il minuto successivo è il presente semplicemente che ancora non c’è. L’arte contemporanea è questo: farsi delle domande e capovolgere luoghi comuni. C’è uno specchio, un tavolo che rappresenta il Mediterraneo, non la terra ma il mare, cioè la parte che nelle cartine geografiche consideriamo vuoto, invece qui diventa l’unica cosa esistente, percepibile. E poi gli specchi, il gioco degli specchi, in fondo chi siamo?

Siamo quelli che che pensiamo di essere, siamo quel signore quella signora che vediamo nello specchio? Possiamo barcamenarci sulla cosa, ma non possiamo mai vederci dentro, vederci dalle viscere, vederci dalla dalle ossa, dello scheletro verso la pelle. Poi come siamo dentro e come guardano le nostre viscere il mondo. L’arte contemporanea non può dare risposte, da’ soltanto stimoli, distrugge, annienta, nasconde, mette a nudo ma non vuole rispondere perché semplicemente non ci sono neanche le domande.

Del resto nel gioco del paradosso quel cumulo di stracci davanti alla Venere è stato distrutto da un uomo che non voleva distruggere alcunché, come non voleva alcunché creare ma di fatto gettando il tizzone di sigaretta ha inverato un evento artistico. Il clochard si fa Pistoletto sì, ma non sarà mai Pistoletto perché l’artista è consapevole riproduzione, razionale di quel che siamo. La razionalità di duemila anni di arte con migliaia di artisti, milioni di storie davanti al clochard che è l’assoluto dell’uomo solo senza legame alcuno, neanche quello degli stracci.