Latina capitale della cultura e la rana “rapita” dalla banalità

Latina capitale della cultura e la rana “rapita” dalla banalità

14 Ottobre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Mi imbatto, già mi imbatto, in un lavoro che è come fuggito ad un angolo di questa follia che è la mente mia.

Allora, ma che senso ha un posto?

Il senso non sta certo nel dire le cose che conosco, nel ridire le cose che diventano litania. Esperti si sono messi a cercare l’identità di questa terra mia. Ma come fai a parlare di falò se la notte non sei stato al buio delle Langhe?

Come fare a guardare il mare se non hai avuto il fastidio di una siepe che tanta parte di orizzonte oscura?

Dico, ma cosa è il segno che mi fa dire… sono a casa? Le rane, il canto delle rane. Stavo a casa quando cantavano le rane, quando cantavano così tanto che non le sentivi più mentre facevano baccano. Erano silenziose di rumore, erano la colonna sonora di questo posto e non ne esisteva un altra eguale.

Una volta con Titta Giorgi, presidente di Astral, suggerii di fare, alla rotonda di Sezze scalo, un monumento al carciofo, così i passanti avrebbero visto questa installazione e capivano di Sezze, dei contadini senza terra, degli ebrei, di Roma, e dentro sentivano nel loro tom-tom (il navigatore) del vivere “sei a Sezze”. Lo fece, ma piccolo, timido. Mancò di orgoglio.

Ora incrocio un lavoro di Ersilia Serecchia, una artista pontina, che mostra una rotonda con una rana (granunchio), una rana verde. Riconosco quell’antidoto all’indifferenza al non luogo che spinge a dire “ma qui abbiamo il mare”. Che detta per la Mongolia fa eccezione, detta di una penisola con le due più grandi isole del Mediterraneo è come dire niente.

Capisco cosa sarebbe servito al dossier segreto, perché è evidente cosa manca: manca l’anima.

Mancano, i falò, manca la siepe, manca il carciofo, mancano le rane.

A Gaeta l’hanno capito e ci hanno messo il blu, ma loro hanno Caboto e non è banale.

 

Foto: la rotonda con la rana, progetto Ersilia Serecchia