Un destino chiamato Tari nel paese dei misteri

Un destino chiamato Tari nel paese dei misteri

13 Novembre 2023 0 Di Giancarlo Massimi

I nostri genitori erano figli della guerra. Tanti figli, una camera e a volte solo due per una famiglia numerosa. Hanno condotto l’Italia post bellica al boom economico. Hanno lavorato sodo ed il frutto del loro lavoro era dato da una casa più grande rispetto a quella in cui erano nati. La cucina, camere per loro e per i figli, a volte anche uno studiolo, uno o due bagni. Dove era possibile un garage ed un rustico dove passare le serate e le feste con i parenti. Il progresso si misurava in metri quadri. Quello che era un segno evidente del progresso, oggi è una maledizione. In molti casi i figli hanno costruito la loro casa e quella dei genitori è diventata la seconda, tassata in misura spropositata dall’IMU, in altri casi è diventata, quando ancora uno o due genitori sono rimasti in vita, un fardello difficile da sopportare.

La pensione sociale per il 2023 è pari a 503,00 euro. L’importo medio della pensione in Italia è di circa 14mila euro lordi. Gli abitanti del centro sud hanno, in relazione alla diversa industrializzazione del paese, pensioni mediamente più basse di quelli del nord. La pensione minima di un coltivatore diretto è di circa 700 euro. Con queste risorse devono far fronte alle spese di energia elettrica, riscaldamento, ai generi alimentari (con un’inflazione reale superiore a quella stimata del 5,6), alle imposte e tasse comunali e, quando serve, anche per curarsi privatamente.

Nei giorni scorsi ai cittadini di un paese qualunque di questa nostra provincia, è arrivato il conguaglio della Tari. L’apertura dell’atto notificato è stato un duro colpo per molti cittadini. La spesa complessiva a carico di ogni utente è stata, di media, superiore attorno al 25%. Tanto per fare un esempio da una tassa di 584 euro nel 2022 si è passati a 689 euro nel 2023. Un incremento dovuto, sicuramente, a quello dei costi di smaltimento dell’indifferenziato in discarica ma questo non giustifica un dato così elevato. Così come l’inutile Provincia che ha portato per tutti i comuni la Tefa al livello massimo del 5%. Il costo era già alto nel 2022, oggi è diventato insostenibile. Nei due anni considerati è aumentato il prezzo del carburante, la spesa del personale: insomma tutta una serie di fattori che incidono sul costo finale a carico dell’utente ma, ed è evidente, che c’è un limite al prelievo soprattutto quando questo, come nel caso, non è commisurato soprattutto alla reale produzione dei rifiuti ma alla grandezza dell’abitazione: i ¾ del costo derivano da questo sistema.

Il principio generale che sorregge la normativa sui rifiuti di derivazione comunitaria è: chi inquina paga. Tanto per essere più chiari: più rifiuti produco e più pago. La produzione dei rifiuti non è data da quanto è grande l’abitazione ma, forse, da quante persone ci vivono, dalla loro capacità di produrre rifiuti. Insomma, in un paese modello si applicherebbe un metodo diverso: la tariffa puntuale.

L’attuale sistema è iniquo per molti aspetti. Non solo in riferimento a questo aspetto ma anche, per esempio, per il diverso approccio alla gestione del rifiuto. Se abito in paese produrrò umido, se invece vivo in campagna questa frazione è minimale in quanto, soprattutto se ho le galline, il maiale o l’orto, si tratta di compost. Lo stesso vale per la carta, cosa diversa per le plastiche. Queste ultime, però, hanno un valore di mercato: basta accedere ai consorzi per lo smaltimento. Se poi faccio una raccolta differenziata importante vado a ridurre la frazione secca diminuendo il costo di smaltimento, anche se quest’ultimo aspetto non è così determinante sul valore finale della produzione. Infatti, la maggior parte del costo è determinato dal servizio ovvero dai mezzi che si muovono, dagli operatori, dai servizi di spazzamento e di pulizia delle strade. E’ questo aspetto della produzione che ha una incidenza sul costo effettivo. Se ho una azienda con troppi operai, il loro costo andrà ad incidere sul risultato finale. Così come tutto ciò che deve remunerare la parte amministrativa, dagli addetti alla segretaria fino alla governance. Se sono una ditta privata ed ho diversi appalti questi costi sono diluiti su diversi enti, se lavoro in house per un solo comune saranno solo a suo carico. Il costo di gestione complessivo del servizio rifiuti di questo paese immaginario è di circa 1milione di euro superiore a quello di un altro paese immaginario. Uno ha 27mila abitanti, l’altro 20mila. Uno ha un turismo pari allo zero, l’altro quadruplica le presenze da maggio a metà settembre. Tutti e due i comuni hanno un territorio agricolo vasto con numerose imprese e delle frazioni popolose. Per tutti i due vale il detto: ce lo dice Arera (l’autorità di regolazione dei servizi).

Lasciamo i nostri paesi immaginari e torniamo al punto di partenza: è equo che una signora o una famiglia di anziani, pensionati, che hanno avuto la malaugurata idea di costruire una casa grande riceva da pagare una tari pari all’importo dell’intera sua pensione mensile?

E’ vero nessuno vuole trovarsi nei panni del sindaco ma, forse qualcuno lo ha dimenticato (primo gli elettori), quando si vota un primo cittadino non stiamo eleggendo l’Amministratore delegato di una società. Non siamo azionisti, siamo cittadini elettori. Stiamo votando un progetto della città, una visione del mondo, anche ideologica. Stiamo eleggendo chi governerà la polis. Se volessimo dei semplici esecutori, sarebbe bastato restare sotto le grinfie del “mascellone”. La politica è scelta ed il primo principio è quello dell’uguaglianza, troppo spesso dimenticata. “Di che si stupisce mia cara, oggi anche l’operaio ha il figlio dottore”. Non è nemmeno più così. Dovremmo inchinarci davanti ai nostri genitori perché hanno provato a cambiare la loro vita e quella dei loro figli. Peccato che hanno costruito delle case grandi, non conoscevano che il destino dei figli si sarebbe chiamato: Tari. Forse noi non abbiamo fatto altrettanto bene ma c’è sempre una seconda volta.

Ps. C’è un giallo ormai passato di moda del greco Petros Markaris del 2011, Prestiti scaduti. Una storia ambientata nella Grecia della crisi economica. Al di là dell’indagine del simpatico commissario Charitos, c’è il racconto di una società strozzata dalle banche e da una politica incapace. Non farebbe male a tutti sfogliare le pagine: mi raccomando fino alla fine.