Udc con Cesa, quella sala pontina piena che stupisce (inorgoglisce) i moderati

Udc con Cesa, quella sala pontina piena che stupisce (inorgoglisce) i moderati

17 Novembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Riempire la sala del Circolo cittadino di Latina non è facile, anzi. In tanti dicono “non ce la faranno mai?”. Poi aggiungono “con questo marchio poi?”. Non solo la Tesla, fighetta e inaffidabile, non sono la Ferrari sempre attuale e blasonata, loro sono… l’auto del popolo, sono il bisogno di muoversi ma non da soli. Allora eccoli quelli dell’Udc di Latina, sul palco Alessandro Paletta coordinatore provinciale e Maurizio Galardo capogruppo e presidente che si sono messi di gran lena con Nicola Catani, Emiliano Licata i due consiglieri comunali di Latina, Franco Addonizio assessore all’ambiente e… Massimiliano D’Ambrosio di Terracina, Gianni Bafundi di Aprilia, Renè Carturan consigliere comunale di Cisterna.

Risuonano nomi, cognomi, di un mondo che era la continuazione del mondo in politica, la tradizione della democrazia cristiana.

C’è anche da commuoversi nel ricordo della figlia, Renè, di uno come Mauro Carturan che la politica l’ha presa di peso ed ha lasciato traccia. E anche chi scrive ascoltandola non riesce a non ricordare liti e legami con “Maurotto alle 8”.

Questo davanti ad un incredulo Lorenzo Cesa, leader nazionale dell’Udc, insieme a Regino Brachetti commissario regionale del partito.

Presenta Alessandro Paletta che letteralmente illustra una rinascita, un tentativo riuscito di dare una casa ai moderati, di non lasciare uno spazio politico vuoto per “la politica politicante”, per l’idea che la politica sia partecipazione, abbia bisogno di popolo e non di capi, di idee e non di nomi.

Qui si conoscono, a pelle, qui so intuiscono anche se hanno mille sfumature.

Fare una politica senza capi nell’epoca della persona a capo.

Galardo cita Corona, De Gasperi, richiama Don Sturzo, rivendica una politica che era rapporto, ponte tra il potere e il popolo con il secondo capace di differenza e non destinato alla riverenza.

Discorsi non facili, il collega Iacopo Peruzzo di Latina oggi pensa al titolo del pezzo che dovrà fare, scherza su “Date a Cesa quel che è di Cesa”, c’è anche il direttore di Latina Oggi, Tonj Ortoleva che ride, non passerà mai, ma la suggestione c’è. La suggestione di un movimento che. Dice bene Paletta: “qui il numero degli indecisi cresce da un giorno all’altro gli indecisi nei sondaggi sono passati dal 44 a oltre il 47%”.

Regino Braghetti parla del bisogno di ideali che legano come colla e non di partiti autobus dove sali, ti fai i tuoi interessi e poli vai via.

Cesa cerca di spiegare, non c’è più la politica della partecipazione, la politica delle risposte: “Fanfani iniziò l’autostrada Milano-Napoli, l’A1 con un miliardo. I soldi non c’erano ma c’era la voglia di fare, arrivarono i soldi e la strada c’è, ha cambiato l’Italia. Vale per le case popolari, allora nella ricostruzione dissero… iniziamo, con i calcinacci, hanno fatto un’altra Italia”.

Non sono nostalgici di un partito, la Dc, che non si può rifare, ma portatori di quella idea del fare che era dei cattolici democratici.

Cesa cerca di dare il segno ad un popolo di una possibilità, di una offerta politica capace di tornare a interessare il quasi 60% degli elettori che non vanno a votare, certo ora la politica non è facile dentro il difficile accesso ai grandi sistemi di comunicazione e alla corsa, in vista delle europee, verso i grandi partiti che sulla carta hanno il maggior numero di posti disponibili per essere eletti.

Ma qui sanno che il consenso è “mobile, qual piuma al vento”.

E il leader nazionale non può fare a meno di riconoscere il risultato, chiamatelo legame al territorio, capacità di tessere trame e ordito ma in una serata di giovedì a novembre, senza Cesare hanno riempito la sala: dando a Cesa quel che è di Cesa.