Se a Latina crescessero gli alberi: dall’urbanistica alla botanica

Se a Latina crescessero gli alberi: dall’urbanistica alla botanica

28 Novembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Per fare un tavolo ci vuole il legnoPer fare il legno ci vuole l’alberoPer fare l’albero ci vuole il semePer fare il seme ci vuole il fruttoPer fare il frutto ci vuole il fiore

Sergio Endrigo

Fermiamo questo delirio urbanistico che schiaccia Latina, la violenta, con cemento su cemento. Qui non servono case, strade… servono alberi. Latina non è bella perché ha retorici palazzi ma perché ha la campagna dentro la città. Un bimbo di Latina basta che si sposta di qualche metro da casa e vede una bufala, una gallina. Un bimbo di Milano non la vedrà mai. Qui puoi vedere il mare andandoci a piedi, con un poco di buona volontà, e mentre vai incroci un lago e un bosco pieno di alberi. Continuiamo a violentare questo tesoro con case disabitate, centri commerciali sempre più vuoti, capannoni che non hanno ospitato mai nulla oltre al loro tetto, industrie che non si industrieranno mai più. Eppure continuiamo a pensare a costruire altro, invece di piantare di nuovo. Servono querce non mattoni, servono campi di grano non marciapiedi senza umane marce, non servono lampioni nelle campagne ma serve far ritornare le lucciole.

Nelle grandi città si fanno interventi non di case, ma di boschi nelle case. Il mondo è mutato e l’architettura si fa bioarchitettura ai palazzi si sostituiscono i giardini, la bellezza sta nelle rose non nelle cave. In Toscana “vendono” il paesaggio, da noi lo violentiamo. Potremmo fare un giardino dal filetto di Sbardella fino a Terracina, un bosco lineare dove riuscire a vivere meglio con i colori delle stagioni. A Castelluccio di Norcia si “vendono” il fiorire delle lenticchie, noi abbiamo mille papaveri rossi che manco guardiamo più.

Erano bellissime le linee parallele degli eucalipto lungo tutte le strade della piana, profumi che ti entravano dentro i polmoni e ti sentivi già meglio a respirare respirando e fin dove c’era l’eucalipto c’era la piana pontina, poi arrivava l’area dell’ulivo e si faceva collina, dall’altro lato il pino ed eri al mare. Non c’era bisogno del navigatore, bastava l’odore.

Ma noi abbiamo l’urbanistica.

Il paesaggio era come un verso di poesia che crea se stesso
Virginia Wolf