Gli indifferenti e il sionista che rivendico

Gli indifferenti e il sionista che rivendico

6 Dicembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime

Antonio Gramsci

Esistono momenti nella vita in cui non puoi seguire il gregge, momenti in cui la coscienza deve avere grazia alla pigrizia, alla uniformità, alla banalità delle ragioni presunto per un torto che non ritieni tale.

Mi dicono, ma chi te lo fa fare? Gramsci, me lo fa fare. La mia educazione me lo fa fare, il fatto che “a tempo perso so omo e l’omo se m’piccia” per dirla con le parole di Ciceruacchio al secolo Angelo Brunetti usate da Luigi Magni nel film “In nome del popolo sovrano”. A tempo perso so omo e l’omo se impiccia, costi quel che costi nell’esercizio della libertà individuale che mi fa diverso dall’altra umanità dove conta il “noi” e non l’io, dove in nome di tutti si calpesta l’uno.

Sto con Israele con i soldati e le soldatesse di Israele con la loro lealtà di combattere con la faccia e a viso aperto contro altri combattenti e non agire vilmente facendosi scudo di civili e bimbi.

Gli ebrei non sono miei fratelli maggiori, sono me stesso in preghiere diverse, in aspettative differenti ma nella consapevolezza che la bontà, come la cattiveria, che il giusto e l’ingiusto non hanno preso casa per sempre ma li cerchiamo, li troviamo sempre in modo differente.

Il primo soldato italiano entrato a liberare Roma dalla sua schiavitù in nome di Dio fu un ebreo e liberò me dai preti liberando se stesso dalla schiavitù cui ad entrambi ci costringeva la teocrazia.

Sto con Israele perchè voglio vivere nella mia unicità, non nella altrui uniformità. Perchè non rapisco bambini, non rubo a innocenti l’innocenza accusandoli di colpe collettive.

Mi hanno insegnato il perdono, ma non la rassegnazione. Mi hanno insegnato il diritto a resistere se offeso, anche davanti all’autorità se c’è ingiustizia. Non sono pacifista perché mai sopporterei una pace ingiusta, i cimiteri ospitano la pace ma non hanno vita.

Una sera ad una festa dei ragazzi che cercavano di essere ragazzi sono diventati non persone ma bersagli. Cercavano musica, hanno trovato odio. Cercavano di essere ragazzi e ballavano, bevevano, si baciavano senza chiedere a alcuno “come preghi” ma scoprendo occhi che trovassero i loro occhi, che scoprivano come farsi grandi, come essere felici, trovare piacere, scoprendolo nella bellezza di ogni dio di questa terra che è nella vita nuova dei ragazzi.

Tutto qui, una vita normale contro una non vita guidata, costretta. Una vita come quella che voglio, contro le voglie di altri di vedermi uguale a loro.

Vedete, questa guerra mi riguarda. E bisogna scegliere tra una società fatta di individui ciascuno se stesso, o un se stesso che non ha valore davanti alla comunità che lo sovrasta, lo costringe. Amo il tenore, il soprano meno il coro.

Mio nonno mi disse “non te levà mai i cappeglio, manca dinanze agli papa” . Poi si fermò, apri il coltello e aggiunse “co quisto ci rimonno la mela, ci taglio lo pano, ma n’abbozzo manco nu torto”.

Ecco, non sono indifferente. Sto con Israele con le sue libertà, l’altra parte non mi appartiene.