La gelata, fera, e l’acqua si veste di Natale

La gelata, fera, e l’acqua si veste di Natale

7 Dicembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Mi desto, fa freddo. Debbo uscire, non vorrei. Ho le finestre chiuse, ma sono contadino, debbo vedere il campo, il cielo, il freddo di persona. Apro la finestra c’è la gelata. Mio nonno avrebbe detto “ha ferato”, ci sta la neve che per lui era ghiaccio. Esco il freddo mi gela gli zigomi, mi entra nelle ossa. Strano, mi sento bene ma gelato, il gatto non pensa neanche di venirmi a salutare, mi considera folle in questo mio dovere di andare e la sua opinione è per me fondamentale, mi ha tradito per pigrizia e calore.

L’auto ha il vetri velati di gelo, l’erba nel prato è bianca come se un ricordo l’avesse incantata e una coperta la conforta nel suo letargo.

Sento molto parlare del clima, del mondo che muta, ma io guardo la marina per capire se verrà la nube nera, o quella candida, o il cielo come deve essere bello quando è bello, avrebbe detto Manzoni. Poi ho bisogno di guardare dove non ci sono case.

Fera… vicino a Natale, fera sempre e sul Barbanera c’è scritto “freddo, freddetto, freddon”, e lui ci coglie sempre nel ripetersi delle cose.

Ho il maglione pesante, il mio ingenuo cappottino, e mi piace stare con me. In città quando arriverò farà più caldo, ma di poco. Ma questa copertina di ghiaccio mi piace, mi carezza.

In fondo, tutti abbiamo bisogno di una fatina, uno spirito del mondo, che ci curi un poco in attesa di un altro tempo che poi sarà sempre questo solo con questo in carico.

“Toccalo il gelo”, e mi portarono la mia mano sulla foglia coperta di bianco, che si chiudeva in se stessa. Il caldo della mia mano fece del ghiaccio acqua, acqua che bagnava la mia mano… era acqua, ma vestita da Natale.