Arturo Cifra, il piacere di un caffè lungo un secolo

Arturo Cifra, il piacere di un caffè lungo un secolo

9 Dicembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Ora non so gli altri, ma la scritta Cifra al Corso, faceva tanto Milano. Non so gli altri, ma per me setino nel piano Cifra faceva famiglia e che non stavo lontano. Un bar attaccato ad un cinema, il bar dentro un cinema. Sapete entravi nel caffè è uscivi passando per gladiatori, supereroi, pianti per film che facevano piangere, o uscivi innamorato. Entravi trepidante magari lei ti aveva detto sì e  nel bar Cifra aveva la speranza di avere complice il buio, poi uscivi ed era stato solo il bisogno di consolarti con il Campari.

Dietro il bancone una foto, una 1100 parcheggiata davanti al bar quando ci potevi arrivare da Cifra al Corso anche con la macchina, quando la gente sul marciapiede era così tanta che… “Pareva Sezze la sera di venerdì Santo”.

Elegante il bar, Arturo Cifra lo teneva con cura, cura del cliente. Tempi veloci, tempi di film come Il Sorpasso, tempi in cui potevi trovarti accanto Anna Magnani, Amedeo Nazzari… mica roba da talent, ma il talento proprio.

Era il mondo nuovo che veniva da noi, e Arturo gli preparava il caffè.

Arturo Cifra è nato un secolo fa, il 5 dicembre del 1923, a Bassiano e non è un dettaglio. Da Bassiano si porta nel piano l’ingegno di doverti ingegnare in un posto dove c’era poco più di niente. Da Bassiano porta il sapersi curare degli altri e l’amore per le cose buone fatte bene, il poco ingegna a farlo sembrare di più con la passione.

Come è Arturo? Ma cosa volete dire di uno che è stato al mondo, con il mondo dall’altra parte del bancone. Elegante, paziente, che fare il barista, l’oste, è arte sottile. Devi capire il timido e dargli coraggio con un cordiale, comprendere l’esuberante che si placherà con una limonata, devi essere discreto con la signora che offre il Campari o se lo fa offrire, o spiegare le vie nel dedalo della città a chi non sa dove va.

Il bar non consente al barista pause, gioie, dolori. C’è una canzone di Jannacci, c’era un re, che racconta d’altro ma descrive il barista, l’oste

E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam,
e sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam!

descrivendo il barista ho descritto Arturo, la sua umanità dietro un bancone.

Gianni Cifra, il figlio mi dice “Lidano, ti debbo parlare”. Noi, io e Gianni ci sfottiamo alla grande, per origini e per politica ma… come fanno quelli del bar che sanno stare alle battute. Mi chiede… scrivi. Ecco, io non ho scritto, ho ricordato, ho descritto come possono fare tanti a Latina di come la storia la si può descrivere con un caffè.

Ora Cifra al Corso non c’è più, il figlio di Arturo Franco tiene il “blasone” in via dell’Agora, sempre nello stile Cifra. Marco fa elegantissimi ricevimenti. Certo il mondo cambia e ogni giorno sempre senza che te ne accorgi, poi un momento ti fermi e scopri che hai bevuto tanti caffè, prima di vedere un film, che hai lavorato in un palazzo dove c’era Tommaso, il fratello, che amava la Juventus sopra ogni cosa ed era una buona cosa.

Scopri che i Cifra ti hanno accompagnato a vivere la città Grazie Arturo per la gentilezza che hai dato, per stare in un bar devi esserci nato, e se sei nato a Bassiano è meglio.

LA STORIA

(Brano tratto da una cronaca di Pasquale Cangianiello, pubblicata su Il Giornale sportivo)

Nel 1946 Arturo ed Erasmo avviano il vapoforno a Latina Scalo. Sono panificatori e lavorano anche per campo profughi a Latina, dove Arturo conoscerà Liliana Sitta, un misto di origini padovane e ferraresi, la futura moglie. Nel 1949 Diolinda gestisce il Bar dello Sport in via Oberdan e nel 1952 apre il Bar del Corso, benedetto il giorno dell’inaugurazio-
ne da Don Carlo Torello.
“Latina sta- va crescendo, il bar era un punto di ritrovo per tanti – racconta Franco –, diventando luogo di aggregazione”. Il Bar del Corso è stato per molti la possibilità di vedere Lascia o Raddoppia in televisione, che a casa ancora mancava, oppure parlare di calcio con Tommasino Cifra, zio di Franco. Un bravissimo sarto, che amava tal-
mente il pallone da diventare ds del Latina Calcio. Lui che conosceva Boniperti e portò John Charles al Francioni, all’epoca stadio Comunale. Un bar di riferimento, esatto terminale o punto di partenza del “Giro di Peppe”.
E tale restò anche quando dal 1977 venne chiamato Cifra al Corso. Ne 1985 altra svolta. La gente cominciava ad allontanarsi dalle piazze, nascevano altri bar e i primi centri commerciali.
“Papà ebbe l’intuizione di spostarci in via dell’Agora – suggerisce Franco – nell’attuale Bar Cifra. Non c’era molto intorno, ma il quartiere sarebbe cresciuto a dismisura. Una mossa indovinata, tra la lottizzazione Cucchiarelli e il Silos, la cui apertura è stata un ulteriore traino per la nostra attività”. 
Lo stesso vanto, misto a orgoglio che provano ogni giorno in Via dell’Agora Franco, la moglie Patrizia, Matteo e Chiara, che l’estate si trasferisce a Ventotene da Cifra a Mare. Lo stesso vanto e orgoglio che prova anche Marco, per vent’anni titolare del bar davanti al mercato coperto, oggi impegnato nell’eleganza di Aria, location esclusiva per ricevimenti.
“Abbiamo servito intere generazioni, festeggiando le grandi tappe della loro vita, dal battesimo al matrimonio”.