La ragazza indiana (italiana) che sarà medico e, come me, sa scegliere la frutta

La ragazza indiana (italiana) che sarà medico e, come me, sa scegliere la frutta

15 Dicembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Capito nella giornata di orientamento degli studenti del Giulio Cesare di Sabaudia. Debbo illustrare l’offerta formativa di Unimarconi.

La scuola è viva, vivace, con ragazzi che trasbordano, scarpe grandissime su corpi che si stanno facendo. Ridono, si spingono, fanno il loro lavoro di essere il domani. Sono tanti, ma tanti.

Sanno cosa fare del loro futuro? Ma i ragazzi, da che mondo è mondo, sanno e vivono il loro presente e sul futuro  immaginano solo di essere i padroni del prossimo mondo.

Ma non è questo che mi colpisce, qui si insegnano materie legate alla matematica, alla ragione, alla tecnica e i ragazzi puntano si ingegneria, medicina e questo lo intuivo ma non mi aspettavo un mondo così vario e così omogeneo.

Qui su Sabaudia c’è una retorica sulla presenza della comunità indiana che è palesemente vittima di luoghi non comuni, ma inesistenti. Ragazzi di origine indiana con ragazzi italiani naturalmente, ragazze indiane di una velocità di relazione incredibili, duttili e capaci di parlarti in italiano perfetto, inglese da residenti sul Tamigi, panjabi mischiandoli. Ma cosa fa tuo padre? L’agricoltore e commerciamo l’ortofrutta fa una sveglissima ragazza di origine italiana che sta con la “sua amica di pelle” e fa domande sapendo già molte delle risposte perché legge ed è curiosa, gli risponde il ragazzo italiano che ha il padre che lavora con macchine a controllo numerico per fare macchine per gli agricoltori di questo pezzo di provincia che esporta in tutto il mondo.

Le insegnati ci spiegano “convinceteli a studiare, qui le imprese se li vengono a prendere prenotandoli prima dell’università“.

La ragazza indiana vuole fare medicina, ma se non riesce nei test opterà per giurisprudenza. Tale e quale la sua compagna palesemente veneta latte, ma al colore ci badano gli stupidi come me. Quelli che partirono rivoluzionari ed ora annunciano tragedie nascondendo che l’unica vera tragedia è che sono vecchi e vuoti.

Qui pare che il mondo sia venuto qui. Entrano ragazzi a flotte, classi intere, bellissimamente diversi per quanto uguali.

Bellissimo vedere la mia lingua, l’italiano, con un profumo di spezie per restare viva. Ho letto il giornale che annuncia sempre versioni diverse della fine del mondo, eppure il mondo resta, cambia, evolve e questi ragazzi oggi mi hanno dato una lezione: la ragazza indiana mi spiega che per vendere la frutta devi saperla mettere nella cassetta con quella bella fuori, in vista, quella così così nascosta un poco.

La guardo e mi rivedo ragazzo quando con mio padre preparavo i platò di fichi, mettendo quelli belli e grandi al centro e gli altri giovando ad adornare la cassa con le foglie di vite. Storie così eguali.

Poi aggiunge: io sono italiana, sono nata qui. L’amica di pelle è nata in India, ma sta qui, esattamente come me e penso che bel posto un posto di tutti.

Nessuno si senta escluso

La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.

Francesco De Gregori, La storia siamo noi

Il mondo non è dei duri, non è dei puri il mondo è sempre dei ragazzi nelle loro diversità meravigliose così umanamente eguali.