Il giallo dei ristori nucleari e Facile Penna si fa Poirot

Il giallo dei ristori nucleari e Facile Penna si fa Poirot

7 Gennaio 2024 0 Di Davide FacilePenna

Avvertenze: Testo lungo e articolato che riguarda un tema rilevante ovvero i soldi, tanti, non ancora arrivati a Latina per la presenza della Centrale Nucleare a Borgo Sabotino; danari ora riconosciutici da una sentenza. Si spera che il modesto scritto possa contribuire un po’ a fare chiarezza o almeno a far tornare la memoria a qualcuno. Sono gradite precisazioni o rettifiche.

Sembra un’intricata storia di spie e misteri, tipo quelle dei romanzi di John le Carrè, ma non lo è. E’ la storia dei 27 milioni di euro che la Seconda Sezione Civile del Tribunale di Roma, il 28 ottobre del 2023, ha riconosciuto al Comune di Latina come ristoro (leggasi risarcimento) per la presenza sul suo territorio della ex Centrale Nucleare di Borgo Sabotino (in dismissione da quarant’anni!).
Dopo un paio di mesi di silenzio assordante, in periodo natalizio, la politica locale ha finalmente dato fiato alle trombe.
Inizialmente c’è stato il solito tran-tran paraculo di auto-incensamenti ed accuse reciproche di indebita percezione meriti (è merito mio! No, è merito mio, semmai tua la colpa se sono arrivati tardi i danari!).
Nelle ultime ore le dichiarazioni dell’attuale Sindaco Celentano e degli ex Sindaci Coletta e Zaccheo fanno un po’ di chiarezza (ognuno legittimamente pro domo sua), seppur con qualche punto oscuro che andrebbe chiarito.
Provo a fare una mia ricostruzione che ovviamente può essere smentita o confermata da chi l’ha vissuta in prima persona.
Nel 2003 l’allora Governo Berlusconi (Centro-Destra) emanò un Decreto Legge, il 314/2003 (viviamo sempre in mezzo ad emergenze da risolvere con un Decreto-Legge) cosiddetto “Decreto Scanzano”. Il provvedimento nacque a seguito delle proteste dei cittadini di Scanzano Jonico che si opposero all’allocazione del deposito unico delle scorie nucleari sul loro territorio.
Nella successiva conversione in legge (368/2003) la norma venne estesa a tutte le realtà in cui ancora erano presenti depositi di scorie nucleari (pure Centrali in dismissione)
Nel dettaglio è d’interesse l’articolo 4 del “Decreto Scanzano” che dispose venissero previste delle misure compensative (soldi) per i Comuni sui quali insistevano i siti nucleari in dismissione fino alla fine del processo di smaltimento. Inizialmente le somme previste sono state erogate per intero ai Comuni destinatari, poi dal 2005 solo nella misura del 30 % (il resto rimaneva sotto la gestione del Governo centrale) come disposto dalla Legge Finanziaria 2005 (comma 298 dell’articolo 1 della legge 311/04).
L’attuale Sindaco Celentano attribuisce nella sua dichiarazione la paternità del Decreto Legge e della riduzione degli importi ai Comuni al Governo Prodi (perché? errore? Ci sono altri provvedimenti che non ho considerato e sono intervenuti tra il 2006 ed il 2008?).
In realtà il Governo che licenziò la Finanziaria 2005 era sempre il Berlusconi III e la maggioranza parlamentare di Centro-Destra. Gli onorevoli del Centro- Destra, votando la Finanziaria 2005 hanno quindi votato la riduzione degli
importi ai Comuni.
Chi erano i parlamentari di Centro-Destra a Latina a quel tempo? Mi risulta fossero Vincenzo Zaccheo e Riccardo Pedrizzi. Come hanno votato? A favore o contro la riduzione? Paradossale se a votare a favore fosse stato anche Zaccheo, che era già Sindaco di Latina (2002- 2010) ed è stato il principale promotore della lotta contro la riduzione dei
ristori. Questo lo sa lui e può chiarirlo facilmente.
Dopo la riduzione del contributo, i Comuni d’Italia interessati intraprendono un’azione contro il Governo Centrale per avere non solo il 30% ma il contributo pieno (sono arrivati almeno i contributi del 30% fino ad oggi? Come sono stati spesi a Latina?)
L’azione dei Comuni ribelli parte da Latina con la costituzione, nel 2007, di un’associazione di Comuni Nuclearizzati (ANCIN) con capofila il Comune di Latina. Il principale promotore dell’ANCIN fu l’allora Sindaco Zaccheo (il merito va riconosciuto).
Magari Zaccheo fu spinto anche dal fatto che l’Esecutivo nazionale nel 2007 (Prodi II di Centro-Sinistra) era cambiato?
Gli enti locali ribelli prima operarono attraverso un’iniziativa formale (richiesta amministrativa? diffida?) che evidentemente ha avuto esito negativo e in seguito intrapresero un’azione giudiziaria in sede civile (hanno fatto causa al Governo) contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Economia e Finanze e il Cipe.
L’azione giudiziaria la promossero tutti i Comuni ma, incredibilmente, non il Comune capofila (Latina) perché nel frattempo il Sindaco Zaccheo decadde (2010) per mano amica (la sua stessa maggioranza lo sfiduciò). Chi gli subentrò, il Commissario straordinario Guido Nardone (2010-2011), non si aggregò alla causa civile in quanto ritenne di essere non competente per assumere quel tipo di iniziativa. Può starci perché Nardone era Commissario Straordinario e competeva lui solo l’ordinaria amministrazione. Inoltre che un prefetto promuova una causa legale contro la Presidenza del Consiglio non è proprio opportuno.

Farà la stessa scelta però anche il Sindaco Di Giorgi (2011-2015) che, perso il treno della causa con gli altri Comuni, avrebbe potuto comunque avviare un’azione giudiziaria autonoma.
Su questo aspetto l’attuale Sindaco Celentano non ha detto nulla. Peccato perché era pure quella un’amministrazione di Centro-Destra e il Sindaco attuale conosce più di qualcuno degli amministratori di allora e potrebbe chiedere lumi proprio a loro.
E’ stato forse richiesto da Di Giorgi un parere all’Avvocatura comunale nel 2011 che ha sconsigliato l’azione giudiziaria? Sono state fatte valutazioni politiche perché nel frattempo era tornato in sella un Governo amico, il Berlusconi IV, e non si voleva entrare in contrasto con il leader forzista? Non si voleva portare avanti un’azione promossa da Zaccheo che era del Centro- Destra ma era stato sfiduciato dai suoi un anno prima? Domande senza riposte.
Si arriva al 2016 con la sentenza del Tribunale di Roma che da ragione ai Comuni ANCIN. Nel frattempo era cambiato il Sindaco a Latina. Era appena stato eletto Damiano Coletta, un civico vicino al Centro-Sinistra. Coletta, nonostante la sentenza favorevole, decise di non intraprendere una causa autonoma ma di inviare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una lettera di diffida e messa in mora (senza esito). Solo nel 2021, dopo che anche la Corte d’Appello di Roma (secondo grado) dispose che i Comuni ANCIN avevano diritto a percepire il 100% dei ristori per la servitù nucleare, la Giunta Coletta promosse il giudizio contro la Presidenza del Consiglio per ottenere i ristori interi.
Scelta politicamente discutibile (su questo la responsabilità è sempre dell’autorità politica e non degli Uffici comunali) ma giuridicamente non campata in aria a mio avviso. La sentenza del 2016 era solo un primo grado e non la si può considerare come giurisprudenza consolidata, mentre con una sentenza d’Appello dello stesso tenore si può pensare di avere più carte in mano per vincere nelle aule di giustizia. Sarebbe interessante leggere il parere dell’Avvocatura del Comune in merito, ma non mi meraviglierei se avessero suggerito prudenza. O forse pure Coletta non ha voluto dar ragione a Zaccheo?
Sia nel caso Di Giorgi che in quello Coletta, a dar retta ai malpensanti, dovremmo pensare che i nostri Sindaci ragionino come il Signor Colleoni che per far dispetto alla moglie si fece tagliare i c……i.
Sta di fatto che la sentenza di primo grado intrapresa nel 2021 da Coletta ha dato ora esito favorevole coi famosi 27 milioni.

E’ dunque finita?
Assolutamente no, perché l’Avvocatura dello Stato potrebbe proporre comunque ricorso e mi meraviglierei se non lo facesse, pure in presenza di sentenze sfavorevoli in casi simili. Sarebbe come ammettere di aver sbagliato totalmente nella tesi sostenuta nel primo grado (tra l’altro gli avvocati dello Stato sono già pagati e non costano di più al Governo se ricorrono).
Il fatto che nell’altra causa gemella, quella vittoriosa dell’ANCIN, l’Appello abbia dato ragione ai Comuni non significa cha accada pure in questo caso (le sentenze non sono fonti del diritto nel nostro sistema ed ogni corte può ragionare di testa sua). Ricordiamo poi che in Italia i gradi di giudizio sono tre. Quindi pure dopo l’Appello si potrebbe arrivare in Cassazione e chissà che qualche giudice non rilevi elementi che portino il tema alla Corte Costituzionale.
Al momento stiamo discutendo di denari ipotetici come i gabbiani della canzone di Gaber (due miserie in un corpo solo).
Lasciamo che l’autorità giudiziaria definisca gli aspetti legulei senza pensare alle elezioni che tanto sono lontane. Sarebbe invece utile che i protagonisti chiarissero le motivazioni politiche (per me tutte legittime) delle loro scelte in
merito all’ “affaire ristori”.
Magari si potrebbe fare un incontro pubblico a quattro: Celentano, Coletta, Zaccheo e Di Giorgi. Sarebbe un passaggio di grande maturità politica che non potrebbe che farci bene.