La marsina

La marsina

13 Gennaio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Inizia il piano, delicato sui tasti il musicista. Le dita cercano e trovano il bianco o il nero per avviare il viaggio, corde picchiate, vibrazioni provocate, la cassa di risonanza allarga il senso, grida quasi la musica che sale.

Ora le percussioni, le corde, le corde. Accordare musica e vita, sensazioni. La pelle è una fitta trama di cordame, come su un vascello a vela, del vento. Pelle da sentire per la musica che fanno le carezze quando hanno sopra un cielo così azzurro. Cielo che il freddo poi ha pulito come fa l’accordatore al piano.

La musica riempie la sala, il ritmo ora fa l’amore con l’aria e la fa alzare e abbassare, vento che increspa l’onda sul mare. Piano e forte, elegante l’abete impregnato di nero lucido, con coda lunga e sinuosa come le colline, come il moto del mare, come la domanda a cui rispondi e poi incalza la musica dopo. Piano e forte, la musica va nel suo corso fino al delirio del jazz.

Il pianista ha la marsina, si alza e inchina. Il pubblico è rapito, eleganza che avvia da un tasto nero o bianco, poi martelletti e corde tese. Tesori di suoni, mix di sensazioni. L’eleganza del piano, tutto inizia da un tasto, poi picchia la corda il martelletto e il resto lo capite da voi, ciascuno il suo, bisogno di delirio. Che cielo azzurro, che cielo pulito e non c’è distanza, lontananza ma solo il senso di sentire il jazz, dentro.