La stufetta di Giangavetto e i nuovi barbari

La stufetta di Giangavetto e i nuovi barbari

18 Gennaio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Premesso: la politica che non ha umanità è malata, mi genera ribrezzo.

Premesso che sono nato e cresciuto con Giangavetto (Giancarlo Massimo, sono pure testimone di nozze). Da piccoli e per tutta la via, anche nonostante noi..

Ebbi un gravissimo incidente stradale, era l’inizio della V elementare, la cura fu lunghissima. Non potevo camminare, Giancarlo passava tutte le mattine e mi portava a scuola, senza chiedermi nulla, perché era mio amico. Non l’ho mai dimenticato.

Litigavo furiosamente con lui, litigo ancora, è comunista e io socialista ma che fa. Eravamo, io e Giangavetto, poveri ma poveri seri, mica perchè ce lo raccontavano alla tv. Una volta litigammo ad una stazione di bus in Spagna, in dialetto setino stretto, gli italiani astanti commentarono: questi non sono italiani, manco spagnoli, saranno portoghesi.

Oggi Giancarlo è consigliere comunale a Sabaudia, è affetto da morbo di Parkinson, malattia degenerativa e invalidante. Durante il consiglio comunale al freddo ha chiesto una stufa… gli hanno risposto che non si fa politica con le patologie.

No, amici di Sabaudia se la politica non conosce le patologie non è umana. Giancavetto è un gran rompicoglioni, studia, è puntiglioso, un avversario da non consigliare a nessuno ma la sua intelligenza, la sua fantasia, è indispensabile ad una città come Sabaudia malata di banalità. La politica è arte nobile, è sacralità dell’avversario.

La libertà di Sabaudia valeva bene una stufetta, Giancarlo non è omo de lite ma pe lo giusto se fa accide e oggi, io compagno suo sto dalla sua parte senza se e senza ma e mi vergogno degli altri. Giancarlo non ha chiesto pietà o carità, ha chiesto umanità e chi la nega è fuori da noi.

Dapo Giancà che ci u fa, quando nu eravamo già antichi romani isci erno ancora barbari