Galileiana di rime

Galileiana di rime

1 Febbraio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Non ero un bimbo cattivo, di quelli che facevano storie, stavo dove mi mettevano e giovavo con quello che avevo pensando sempre che altro non c’era e dovevo fare il possibile e oltre con ciò che avevo.

Così vanno le cose se parti non dal centro della corsa ma a latere.

Del mondo sapevo poco, poche finestre e neanche aperte ma socchiuse. Detta così direte, che sfiga. Invece era possibilità di comunque scoprire molto perché nulla lo era.

Dovevo poi fare tesoro della scoperta e mi feci un angolo nascosto dove conservavo la memoria delle mie scoperte, le mettevo in ordine, ma non certo ordinato. Scoprivo che c’era stato Atlantide, o Mu, o l’Eldorado, o Cleopatra, o Paolina Bonaparte, o la lirica, o l’estasi, o il dolore.

Andava tutto bene con il mio metodo e con il tanto da scoprire: scoprivo che gli indiani americani cavalcavano a pelo i cavalli, mentre gli americani avevano bisogno di finimenti, di maniscalchi, di non aver paura della corsa dei cavalli.

Scoprii dopo una cosa che sconvolse me, che dalle scoperte non si può tornare indietro. Se scopri l’acqua calda non puoi poi dire: la metto da parte e continuo a usare quella fredda. Se capisci che la terra gira non puoi fermarla con un chiodo alla volta del cielo.

In Tv va un documentario su Galileo, una giornata particolare di Aldo Cazzullo, che parla dello scienziato (meglio quello che ha inventato la scienza) e della sua costretta rinuncia alla verità. Ci penso a questo uomo che sapeva una cosa che non si poteva ignorare ma lo hanno fatto abiurare. Non era quel che era evidente.

Eppure aveva guardato con il cannocchiale le cose sospese nel cielo e le aveva viste muovere, cantare, fare luce nel firmamento che poi era movimenti. Ha visto cose che non sapeva, non immaginava, ha scoperto l’universo che era un posto buio nel freddo, silenzioso nell’ordine, ma era come la grazia di una donna che danza, che non sta ferma mai, che seduce, che induce, che indica vie che prima non c’erano in attesa di chi conosce l’uso del binocolo o inverte le lenti e scruta con la grandezza dell’infinitamente grande l’infinitamente piccolo.

Così dico che quando si scopre una cosa del mondo che nel mondo era celata per ignoranza delle leggi del mondo non puoi “dimenticarla” e da quel preciso istante sai e sai per sempre.

Così un bimbo si mise a guardare il mondo da una finestra socchiusa senza dare fastidio, senza chiedere di aprire o chiudere la finestra ma guardando come se non ci fosse davanti a sguardi liberi fino ad oltre il mondo e comprendendolo con metodo scientifico della poesia, galileiano di rime.