Le parole nella lezione di nonna e il racconto del metrò

Le parole nella lezione di nonna e il racconto del metrò

10 Febbraio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli.
Emilio Salgari

Di tanto in tanto debbo spiegare questa mia passione-lavoro perché si legge questo mio volo verosimile, fatto con affanno di fantasia, come fosse un ordinario viaggio in metrò con biglietti da vidimare, stazioni da contare, e fisso il luogo in cui scendere. Invece è solo per caso capitare a pensare al viaggio del metrò dalle vibrazioni che percepisci sul viale, continuando la strada sotto il sole ma immaginandole altre alla luce dei lampadari quasi sempre liberty continuando a calpestare foglie secche nei viali di Parigi .

 

Mi sono fatto uomo, e ancora ci provo a migliorare, con le parole, con tante parole.

Sapete è colpa di mia nonna che decise che non erano le mani su cui doveva investire ma sulla necessità di parlare e scrivere. E ci investi la vita.

Si mise di bozzo buono: l’ estasi di Santa Teresa, il vangelo, la bibbia, libro Cuore e il messale ogni domenica. Poi arrivò Salgari con le mille avventure tali e quali le mie, fantastiche che parevano vere ma senza spostarsi da la, dalla sua Torino. Così pieno di fantasia che un giorno decise su di una collina della sua città di andare via, per non disturbare lui che aveva descritto mari tropicali più veri di quelli veri, eroi più eroi di quelli dell’epica greca.

Divenni, quindi, un Giano bifronte umano: da un lato le parole e i loro giochi, dall’ altro la vita vera sempre distante per le mani che non sapevano la cura fine a fronte di finissime parole, incastri.

Ed ecco cosa restò di questa lectio magistralis di nonna: gioca con le parole, fanne biglie, fanne soldatini dal petto eroico che non potranno morire e poi lascia che il vero sia suo come è. Scrivi come ti viene, poi la vita va come deve ma lo scrivere non fa peccato.

Scrivo, scrivo, scrivo come se fosse bisogno di pane e scrivo ogni cielo.

Chi è come me non cerca il senso, non viviamo per senso, ma cerco i suoni, cerco l’ eleganza della parola giusta per dire le cose del mondo. E’ vero mi perdo nello scrivere, ma so bene che esiste un vero del bisogno di vivere.

Vivo costante in quella lezione di nonna che non erano le mani il mio senso ma le parole da curare, da saper usare. Così vivo di racconti come vengono, di parole da spiegare come usare, e di questa pioggia che e’ la fatica di ogni giorno.

Le parole si insegnano, si studiano, poi ciascuno ci scrive il suo percorso di bellezza, le usa come vuole, a me il compito di suggerire il possibile modo migliore per non offenderne nessuna.