Latina e quello che resta della cultura di chi voleva farsi capitale negli striscioni dimenticati

Latina e quello che resta della cultura di chi voleva farsi capitale negli striscioni dimenticati

23 Aprile 2024 1 Di Lidano Grassucci

Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.

Dal libro del Qoèlet (Qo 3,1–11), Sacra Bibbia

 

Esiste il nodo del tempo debito. La Bibbia dice che c’è un tempo per ogni cosa su questa terra. A Latina pare che invece c’è sempre lo stesso tempo grigio. La città si è candidata ad essere capitale della cultura, capitale italiana. Ha messo gli striscioni lungo le strade che annunciavano questa possibilità. Bello, ci sentivamo importanti. Ma abbiamo perso. Poi ciascuno vede il bicchiere come vuole, ma se dovevano arrivare a Firenze ma ci siamo fermati a Fiesole comunque il viaggio si è interrotto.

Resta però la ragione per cui non abbiamo vinto: l’approssimazione. Il tempo della gara per diventare capitale italiana della cultura è passato, la capitale è L’Aquila e non noi, ma lungo le strade gli striscioni, sporchi di smog sono rimasti. Come le scritte “Vincere e Vinceremo” del Regime dopo che avevamo perso e perso male.

Alcide De Gasperi andò alla conferenza di pace di Parigi a rappresentare l’Italia sconfitta disse alle nazioni, indossava un cappotto rivoltato: “qui tutto mi è contrario tranne la vostra personale benevolenza”. Era ottimista non lo applaudì nessuno, nessuno gli strinse la mano. Avevamo perso anche la dignità di essere uomini.

C’è un tempo per ogni cosa, bisognerebbe togliere gli striscioni, apprendere con umiltà che le cose del mondo sono complicate sotto il cielo di Dio.

Invece tutto diventa qui eterno, gli striscioni rimarranno per sempre. Come cercare di far finta di stare al mondo dicendo della presentazione di un film che è un “evento mitologico”, ma il film non parlava di Circe, della Regina Camilla, della Bella Ninfa e per ingraziarsi l’attore presente, Franco Nero, lo si posiziona nei fotoromanzi quando lui in vero non faceva fotogrammi fermi ma di corsa che è la differenza tra film e foto. Per tacere di confondere  con Clint Eastwood con Terence Hill.

La cultura ha l’umiltà del carciofo che non si presenta mai al mondo come filosofo della vita del mondo, ma se nelle mani maestre di chi ha l’umiltà di coltivarlo che chiede a chi sa cucinarlo di aiutarlo alla fine diviene il divino mangiare per chi ha fame.

“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli
Sant’Agostino

E in vena di Fede e del dio non misericordioso della Bibbia chiudo da dove sono partito. Mai sentirsi meglio, mai sentirsi unici, ma sentire che il mondo ha una sola luce perché quella del mattino non è la stessa della sera e la sera d’inverno è così lontana da quella di primavera.

Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine.

Dal libro del Qoèlet (Qo 3,1–11), Sacra Bibbia