Il 25 aprile e il cappello di nonno

Il 25 aprile e il cappello di nonno

24 Aprile 2024 0 Di Lidano Grassucci

Eccolo il 25 aprile, dicono che sia divisivo. Certo lo e’. Dicono che va superato in nome di una riappacificazione. Io sono, sarei stato, delle Matteotti, le brigate partigiane socialiste. Avrei avuto paura di morire e avrei ucciso. Avrei odiato, mi sarei vendicato, non avrei avuto pietà. Avrei litigato sul da farsi con i compagni e avrei discusso anche sugli ordini. Ma non mi sarei fermato e avrei cercato di far spirare il vento del nord di Nenni per fare quel sogno di un sole dell’ avvenire diverso dal buio cupo del mondo. Ecco io metto il garofano nel bavero della giacca e vado a testimoniare che un mondo diverso era possibile, auspicabile. Un mondo dove ciascuno era se stesso e eguale a nessun altro, il contrario dell’uomo nuovo di Mussolini e Hitler. Oggi e’ un giorno divisivo perché divide i liberi dagli altri, perché è un giorno in cui si sceglie io ho scelto come mi insegno’ mio nonno Lidano: “iomo non se leva i cappeglio manco dinnanze agli Papà”. Ecco che è il 25 aprile: un uomo che non si inchina e al torto risponde con la mitraglia e non con i salmi. Oggi è festa di una parte e colgo l’ occasione per dire grazie ai ragazzi americani, inglesi, ebrei che vennero qui a morire per salvarci dell’ inferno che noi stessi avevamo creato. Ora e sempre Resistenza e sempre viva il Socialismo, unica Fede. Dico e scrivo questo a quei giovani che credono oggi sia giorno di fazioni, no qui oggi si riconosce che con noi c’erano i monarchici per fedeltà al loro re, gli anarchici con la loro utopia umana, i comunisti con il loro Godot, i liberali che pensavano che la storia era una corsa della libertà, i militari che avevano una sola parole, i carabinieri che restarono anche quando il re fuggiva, i miei granatieri che a Porta San Paolo iniziarono difendendo Roma la battaglia per la dignità. Questo dovevo