Il nobel Parisi e le pastarelle di visciola che ci avrebbero salvato

Il nobel Parisi e le pastarelle di visciola che ci avrebbero salvato

2 Maggio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Sii educato con tutti; socievole con molti; intimo con pochi;  amico con uno soltanto;  nemico con nessuno.

Benjamin Franklin

 

Cosa avrei fatto io? Semplice, avrei invitato in Comune il premio Nobel Giorgio Parisi, lo avrei ricevuto con Damiano Coletta presente e consegnato una targa in argento con scritto “Al premio Nobel, Giorgio Parisi, dalla città di Latina, il sindaco Matilde Celentano”. Il tutto davanti a fotografi e giornalisti. Coletta “registrava” io consegnavo il riconoscimento della città.

Poi? Avrei messo la foto dell’evento nella mia scrivania.

Ma io sono di antica cortesia setina, di rispetto contadino. Gli avrei fatto trovare anche le pastarelle di visciola di Sezze, la falia di Priverno e due rossi di Cori. Perché Latina è una capitale.

Insomma non mi sarei fatto guardare in faccia. Poi avrei lasciato la scena a chi di dovere a quelli di Lbc, a Lievito e a chi era di diritto. Ma avrei dimostrato, così facendo, che qui non siamo “tirchi”, che qui siamo “accoglienti”, che da “noi l’ospite è sacro”, che da noi la “conoscenza è rispettata”.

In Giappone l’imperatore non si chiama davanti ad alcuno tranne che al suo maestro, perché è sacro il sapere. E un premio Nobel è sapere.

Il 25 aprile i destri cittadini hanno ricordato (per gettare fumo sulla festa della liberazione) che ricorreva l’anniversario della nascita di Guglielmo Marconi dicendosi attenti alla scienza.

Ecco Parisi è “collega” di Marconi, entrambi hanno vinto il Premio Nobel per la Fisica. Ecco forse con questo esempio si capisce la gaffe, si capisce la brutta figura. Si capisce l’inadeguatezza e anche il peloso ricordo di Marconi.

Il Nobel per la fisica è stato assegnato a sei italiani: Guglielmo Marconi (1909), Enrico Fermi (1938), Emilio Segré (1959), Carlo Rubbia (1984) e Riccardo Giacconi (2002) e Giorgio Parisi. 

Mica prosperi.

Ora si capisce di cosa stiamo parlando? Qui mi fermo. Davanti ad un bambino puoi apprezzarne l’educazione, tollerare la maleeducazione che presuppone comunque una educazione ma l’aeducazione no di certo. Abbiamo detto ad un premio Nobel dei sei che in 123 anni sono stati assegnati per la Fisica che “avevamo altri impegni”, senza manco il dubbio del ridicolo, dell’inadeguatezza, della maleducazione.

Passi la figuraccia con Tiziano Ferro, passi con l’improbabile comportamento davanti al ministero della cultura nell’illusione di farsi capitale dove dichiariamo di “avere tutto”, denunciando di non sapere di niente. Ora pure con un Premio Nobel, in Comune e non solo, qualche domanda dovrebbero farsela. Il dubbio che non è sbagliato il mondo ma siamo sbagliati noi in come stare a questo mondo viene.

Le pastarelle di visciola salvano la buona creanza ma a Piazza del Popolo le mani in tasca non le mette alcuno.