Educare ai sentimenti

Educare ai sentimenti

8 Maggio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Come ci si educa ai sentimenti? Non mi è data la risposta a questa domanda per “rimozione” del problema. Non bisognava mai manifestare il “sentire” ma rispondere al “bisogno”.

Prima mangiare badando a “non far avanzare mai la roba”. Una cultura pratica che uccideva la possibilità di dire che le emozioni (anche prima, mentre e dopo mangiato) restavano, anzi vivevano da sole, per se stesse.

Poi, poi ho cominciato a credere che “sentire” e “non avere bisogno” erano cose vere entrambe e mai escludenti. Quindi ho cercato di sentire li dove non badavo. Dovevo  cercare però le parole, il mio vocabolario ne escludeva molte, escludeva ogni riferimento immateriale e negava il corpo per salvare un’anima di cui nessuno mi aveva parlato.

Erano animati i cartoni della tv, la grappa aveva un’anima, io no e quindi non capivo cosa c’era da salvare nell’astenersi dal vivere.

Mi avevano educato a vivere, a sopravvivere, ma non mi avevano insegnato a “sentire”, a “desiderare”, a “considerare l’umano”.

Poi ho, piano, piano, compreso che era indispensabile mettere sul pane il profumo delle rose. Ho compreso che è l’alchimia e non la chimica a stare nelle ragioni umane, la seconda sta nelle regole della natura a cui noi, sentendo, siamo eccezione.

Quindi conosco l’eccezionale, il fuori scala, l’altrimenti, la bellezza che non sta nei canoni di Fidia ma nella scelta che fa il “sentire” dentro noi.

Eccoli i sentimenti che hanno sempre bisogno di un San Paolo che cade da cavallo e cambia il suo senso nel mondo, cambia il mondo.

Mia nonna mi diede un pio libro su Santa Teresa d’Avila, mi parve folle nelle sue visioni, assurda nella sua delirante fede, impossibile la sua estasi. Dissi? Ma non ha mangiato. Rileggevo e rileggevo, poi ho capito lei aveva “sentito” e la fame non era causa di niente, anzi, era assente. L’altro lato della nostra vita quello che “senti”. Poi la vita me ne spiegò il significato. Il libro della santa aveva una copertina morbida, ingiallita, la rilegatura a filo si stava consumando ma era il primo libro che parlava di futuro, un futuro che allora non immaginavo ho poi incontrato.

Un ragazzo scrive al suo primo amare, prova a dire e questo gesto che è seme prima del germoglio sarà un giorno quercia, albero capace di oscurare il sole sotto la sua chioma. Capace di proteggere quella ragazza a cui ha scritto da seme di poeta che non ha ancora la scaltrezza del contadino, ma la consapevolezza che si può amare.