Maturità, ti avessi preso… Dopo

Maturità, ti avessi preso… Dopo

18 Giugno 2024 0 Di Lidano Grassucci

Quel giorno non pensavo né sarei uscito, pensavo che sarei rimasto per sempre in quel limbo di non diventare grande. Sarei caduto immaturo come fanno le mele quando arriva troppo vento e hanno ancora bisogno di sole. Non sarei riuscito a salvarmi da prove che mi parevano ardite, non destinate a me. Come salvarmi dalle insidie dell’ italiano, dalla ragione della matematica e dalla mia enorme e cosciente ignoranza? Tempi bui, tempi che non passavano mai ed io non mi sentivo maturo o immaturo ma inadeguato. Ero il primo della mia gente che avevo studiato, il primo che si spingeva così lontano nel sapere delle scuole, era pur vero che qualcuno mi aveva preceduto nella saggezza delle chiese, dei canti gregoriani, del latino e nelle storie dei santi. Mi davo il coraggio che non avevo, non potevo avere di arrivare a domani e poi diritto fino al mio destino. Ma oggi di allora ero solo con la mia paura, col senso delle cose che sarebbero finite, la scuola, e l’incoscienza di una vita da iniziare, da camminarci sopra. Ora posso dirlo quanto ero ingenuo, solo e illuso di una mattina diversa dalla sera che era. Ottenni la maturità, dopo fu come prima e ci furono mille altri notti di confine. Anzi, quelle non finiscono mai. Poi raccontai di non aver avuto paura, ma non ci credevo neanche io. Era tutto la prima volta allora, ora ho un metro nuovo dell’ ultima volta e c’è non una maturità ma la coscienza della senilità quando ogni istante conta che non ci sarà ogni bacio che non tornerà ma la notte, peste di notte, come ora la paura di non scrivere, del foglio bianco, del perdere il senno di domani. Poi, poi, torno sulla mia via e la maturità è il nuovo tema da scrivere domani e per traccia il senso profondo delle cose, quello da scoprire perché son vivo.