Un piccolo indiano in un bastardo posto

Un piccolo indiano in un bastardo posto

21 Giugno 2024 1 Di Lidano Grassucci

“Piccola città, bastardo posto, appena nato ti compresi” canta Francesco Guccini. Questa mia città oltre che bastardo posto ha anche segato l’ umanità. In nome forse di un uomo nuovo ha stracciato quello vecchio, quello di sempre. Qui gli uomini si differenziano come si fa con i rifiuti. Gli uomini non hanno nome ma tariffa, non hanno pietà ma disprezzo. Una volta ho “ucciso” una lumaca, la presi con la ruota della bici al podere lungo lo stradone. Mi chiesi se fosse stato giusto questo e ebbi pietà di me e di lei. Avevo ucciso. Nelle sacre opere di misericordia cristiana c’è, oltre a dare da bere agli assetati e a dare da mangiare agli affamati, anche assistere i malati. Lo dice la radice della nostra idea di stare insieme. Lo dice il senso umano. Il resto serve a poco ma come si fa a non curare un uomo che ha il braccio reciso, come si fa a non  portarlo in ospedale, come si fa a non sentire il dovere di salvare, di aiutare, di sentirsi addosso lo stesso dolore? Qui da queste parti quando incontravi un altro spezzavi il pane e versa i il vino in parti eguali. “Voglia favorire” era la frase più usata, si divideva il cibo e il dolore e si curavano tutti i doloranti senza chiedere la ragione del dolore o le caratteristiche del dolorante. Misericordia che portava anche alle confraternite che ti aiutavano anche nella morte per farla diventare “buona” nel senso del rispetto

Oggi sui campi contano le tariffe, i giri motore delle macchine, e i centesimi di sconto che paga chi lavora che al padrone il profitto è uguale.
Avremmo voluto che ciascuno avesse avuto per il suo bisogno e ciascuno avesse dato per il suo talento ma ci hanno chiamato eversivi, socialisti, anarchici. A pensarci bene mica erano offese e forse avevano ragione. Si muore ma morire senza essere rispettati per gli umani che siamo e’ non essere mai nati.

In morte di Setnam Singh, dedicato