La fede e il racconto, intorno ad un mestiere

La fede e il racconto, intorno ad un mestiere

17 Luglio 2024 1 Di Lidano Grassucci

Faccio questo sporco lavoro dal 1987 in questa piccola città. Lo faccio da piccolo quale sono nel piacere di farlo. Ma? Ma in tanti confondono il mio lavoro con scelte di parti nel gioco invece di sentire il piacere di raccontare qualunque gioco per il gusto del racconto. Ho criticato fortemente la giunta Celentano per racconti a cui credo e questo mi ha portato il consenso degli anticelentano, come le mie feroci critiche a Coletta mi facevano amare dagli anticoletta, che mi sono diventati sodali in ragione dell’ anticelentanismo. I celentanisti mi guardavano in cagnesco. Ora faccio una intervista al sindaco Celentano ed ecco che il tifo degli anticelentano mi relega nel girone dannato dei traditori (ma di quale causa?) . Mi piace raccontare e lo faccio con gusto non debbo moralizzare il mondo, non debbo salvare alcuno dal male, e debbo divertirmi. Davide Lajolo scrisse un libro bellissimo, Il voltagabbana, lui fascistissimo diventa resistente partigiano e poi leader comunista. Scrive un romanzo sulla coerenza che appartiene non alla vita ma ai martiri e ai santi. I giornalisti non scelgono le parti ma vanno incontro ai fatti. Poi, poi i giornalisti sono uomini e hanno passioni e amori, a quelli debbono essere fedeli come uomini, io non ho mai celato ai miei lettori la fede nel sol dell’ avvenire, ma del mondo racconto ogni cosa. Perché chi fa il mio mestiere non traccia il solco sanfedista tra bene e male, ma cerca il male nel bene e il bene nel male. Mi occupo di opinione e racconto la mia come posso. E se mi chiede una intervista un diavolo la faccio come la farei per un angelo. Il mio fine è il racconto, la mia unica paura e’ quella di essere banale.