Fatto a Latina, buona la prima

Fatto a Latina, buona la prima

2 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Il mondo lo puoi guardare in mille modi, da bimbo guardi con il naso in su, da vecchio vedi i passi e non il cammino. Un giornale è così: un punto di vista. Si un punto di vista. Di giornali ce ne sono tanti tutti pieni di fatti, di racconti di cose che capitano e ne capitano ogni giorni, ogni attimo, ogni ora. Noi, noi qui, con Fatto a Latina non racconteremo il fatto, ma cercheremo di dirvi dei “fattori” e della “fattura”.

Tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura

Dante Alighieri, Divina commedia (Paradiso canto 33)

Scriveremo di persone, vi racconteremo i volti, le mani, le idee, i sacrifici e l’orgoglio di chi fa con l’umiltà di farsi fattura nella altrui esperienza. Sarà un filo lungo le vite e la trama e l’ordito saranno la tela del nostro dirvi. Non vogliamo imitare, concorrere, entrare in gare c’è chi corre con le auto e chi a piedi, chi in bicicletta e chi in volo, ciascuno si sposta ma il modo di spostarsi fa la differenza. Perché qui ci saranno persone da raccontare e ci sono persone che raccontano un ritorno all’umanità delle cose. L’umanità che è dignitosa nel suo insieme se è data dignità a ciascuno degli uomini, senza differenza alla partenza e poi nelle mille e mille differenze che fanno i talenti. Questa esperienza nasce da una scuola, da un tentativo di “tramandare” esperienze e questo processo da vita ad una esperienza nuova.

A me è dato l’onere e l’onore di guidare questo gruppo di ragazzi in una avventura che prima non c’era, sono un vecchio narratore, loro giovani narranti. La cosa che mi ha colpito in questi mesi di “collaborazione” sono stati i loro occhi, così vivi ed avidi di raccontare e a me uscivano le lacrime per lubrificare quel poco che posso ancora dire, scrivere, spiegare. Sono un signore di un secolo fa, ho categorie e sogni di un secolo fa, ma non nego di aver sognato, di aver immaginato storie fantastiche e mille che manco immaginavo mi sono venute a trovare e si sono fatte scrivere, come mici selvatici alla carezza e poi con le zampe a giocare col mio dito che si faceva preda per gioco.

Da vecchio liberale firmo una opportunità, una possibilità libera di racconto, di sistemazione di storie, le mie saranno poche in un mare di occhi lucidi di giovinezza.

Che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino

Mao Zedong

Questo “raccoglitore di racconti” fare fotografie a parole di persone, farà parlare la gente ma non banalmente ma quella gente che cambia il mondo, che ogni giorno lo trasforma, lo cambia, lo fa diventare diverso da come lo aveva preso. Un contadino prende terra e seme, poi combatte contro ogni cosa e la sua fattura è il pane di domani. Noi vi raccontiamo di lui, vi raccontiamo del campo, del seme, del pane e del suo profumo.

PS: ho pensato a questo modo di leggere il mondo quando per la prima volta ho toccato le mani di mio nonno, era cuoio, ma le muoveva così veloce che domava piante e bestie, dominava un mondo che immaginava e che non c’era. Ostinatamente. Vorrei che mille storie vi prendessero come a me l’unica mia, per il piacere del resto del mio vivere.

Fatto a Latina, che poi Latina è una strada lunga, lunga che va ai confini del mondo: da una parte il mare, dall’altra le spezie di oriente e “ruberemo” la seta.

Buona lettura.